Unità di traduzione: differenze tra le versioni

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Nell'ambito della traduzione, unità di traduzione è il segmento di testo che il traduttore tratta come una singola unità cognitiva con lo scopo di stabilire un'equivalenza. L'unità di traduzione può essere formata da una singola parola, un sintagma, una o più frasi, o persino da un'unità ancora più ampia.
 
Quando il traduttore suddivide il testo in unità di traduzione, la lunghezza è direttamente proporzionale alla possibilità di ottenere una traduzione idiomatica[1]. Ciò vale non solo per la traduzione umana, ma anche nei casi in cui il traduttore usa strumenti di traduzione assistita da computer (Computer Assisted Translation, CAT), come le memorie di traduzione, e anche quando queste traduzioni sono svolte da software di traduzione automatica.
 
 
Indice
1 Osservazioni sul concetto di unità
2 Punti di vista sulle unità di traduzione
2.1 Punto di vista orientato al processo
2.2 Punto di vista orientato al prodotto
3 Note
Osservazioni sul concetto di unità
Vinay & Darbelnet, nel loro dibattito sull'idea di una singola parola come unità di traduzione, hanno ripreso le definizioni di segno linguistico elaborate da Saussure: secondo la sua definizione, il segno è per sua natura arbitrario, e per questo il significato può derivare solo dal contrasto con altri segni del suo stesso sistema. Ciononostante, lo studioso russo Leonid Barkhudarov[2] , limitandosi all'ambito della poesia, sostiene che, per esempio, l'unità di traduzione può assumere la forma di un testo completo. Apparentemente questo ha a che vedere con il concetto di unità di traduzione come l'unità più piccola della lingua d'origine che ha un equivalente in quella di arrivo, e le cui parti diventano intraducibili se prese singolarmente; esse possono essere piccole come fonemi, morfemi o ampie come interi testi.