Curti (famiglia): differenze tra le versioni

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Roberto il Pio cercò inutilmente di implorare la clemenza del Papa, che fu inflessibile: per evitare la scomunica e salvare il trono fu infine costretto a lasciare la sua amata cugina Berta. Amareggiato, Roberto il Pio sposò in terze nozze nel [[1003]] la giovane e bella [[Costanza d'Arles]], dalla quale ebbe molti figli, e si dedicò principalmente alla politica, cercando di impedire alleanze tra casati che potessero indebolire la già fragile monarchia [[Capetingi]]a<ref>Cfr. A. Maurois – Storia della Francia. Verona, 1952. Pag. 56.</ref>, ed al contempo di aggiungere nuove conquiste al Regno di Francia. Questo potrebbe fornire una spiegazione dell'avversione del sovrano per il matrimonio (avvenuto a sua insaputa, e quindi senza la sua approvazione) di Isabella Curti, dama di corte e per di più sua congiunta (in quanto cugina della Regina), con un conte di [[Lorena (regione francese)|Lorena]], regione strategicamente importante per la sua posizione di confine con la Germania, che il Regno di Francia contendeva al [[Sacro Romano Impero]].
 
La conseguenza di quanto premesso fu che nell'anno [[1018]] il nobile Pietro Curti per sottrarsi al risentimento del re di Francia abbandonò cogli sposi la terra natìa, portandosi dapprima a [[Bellinzona]], e quindi a [[Locarno]], ove i Curti e i Chiaramonte strinsero una solida amicizia con il governatore imperiale di Milano Carlo Lanfranco [[Stampa (famiglia)|Stampa]], ivi costretto all’esilio dai tumulti popolari, e divennero accesi sostenitori della causa imperiale. Sempre a Locarno furono raggiunti da altre famiglie rimaste fedeli all’Impero, e da gruppi di Gravedonesi, che si dichiararono onorati di poter ospitare nelle loro terre dei personaggi tanto illustri. Fu così che Pietro Curti si stabilì con la figlia Giulietta e gli altri suoi congiunti<ref>tra i quali Tomasolo Canova cognato della suddetta sorella Isabella</ref> a [[Gravedona]] (antichissimo comune sul [[lago di Como]]) perpetuandovi la famiglia, che divenne tra le più importanti della città<ref name="ref_C">Cfr. G. Stampa – Notizie storiche intorno al comune di Gravedona. Milano, 1886.</ref>; nell'anno [[1030]] [[Corrado II il Salico]], Imperatore del [[Sacro Romano Impero Germanico|Sacro Romano Impero]] e già re di [[Franconia]] insignì lo stesso Pietro Curti della [[Conte|Contea]] di ''Omazzo'' (così nelle fonti, dovrebbe corrispondere all'attuale [[Lomazzo]]) e delle terre vicine ([[Casorate Primo|Casorate]], [[Rosate]]) per la fedeltà dimostrata nel periodo successivo all'insurrezione di Milano contro il dominio imperiale ([[1020]]), e lo nominò Capitano della Cavalleria imperiale. A seguito di questa investitura i conti Curti di Gravedona aggiunsero al proprio stemma il ''[[Capo (araldica)|capo dell'Impero]]'', cioè la fascia superiore d'oro, all'aquila di nero coronata del campo (cfr. paragrafo seguente). Secondo quanto accennato la Famiglia Curti
risulta storicamente attestata da oltre un millennio, il che la pone tra le più antiche famiglie del mondo occidentale tuttora fiorenti<ref>Cfr.J.H. De Randeck – Les plus anciennes familles du monde. Ginevra, 1984.Vol. I , pag. 387.</ref>.