Biocompatibilità: differenze tra le versioni

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I metalli con un alto contenuto elettrodinamico, in presenza elettrolitica organica, oltre a variare le proprie caratteristiche, possono generare una dissociazione dei propri elementi impuri sotto forma di sali ionici, che restano nella lega e continuano il processo di ossidazione reagendo con il potenziale elettrico che naturalmente possiede il nostro corpo (definiti radicali liberi). Gli effetti sull'organismo sono dovuti sia agli ioni metallici che alle correnti indotte.
 
== Architettura==
Successivamente il termine biocompatibilità è diventato di uso comune anche nel linguaggio architettonico, quasi sempre accompagnato al concetto di [[ecosostenibilità]]. Il parallelo con la [[medicina]] permette di definire la biocompatibilità in [[architettura]] come la caratteristica di quei materiali/componenti/sistemi/edifici (“[[protesi]] artificiali”) che consente un loro equilibrato inserimento nel contesto naturale, evitando non solo qualunque forma di “rigetto”, ma anche qualsiasi effetto nocivo sulla vita, ed in particolar modo sulla salute degli uomini, ad esempio nelle fasi di progettazione, realizzazione e gestione di un [[green building]]. Se adattiamo il termine ai materiali dell'architettura, si possono definire materiali biocompatibili quelli che non provocano irritazioni e/o infiammazioni, non stimolano l'insorgere di [[allergia|reazioni allergiche]] e non causano nessun'altra forma di [[patologia]].
 
 
==Bibliografia==
*AllenbvavbababbababbabbababbasbabaAllen G., Moro M., Burro L. (a cura di), ''Repertorio dei materiali per la bioedilizia'', Maggioli, Rimini 2001
*Di Bello C., ''Biomateriali'', Patron Editore, Bologna
*Francese D., ''Architettura e vivibilità. Modelli di verifica, principi di biocompatibilità, esempi di opere per il rispetto ambientale'', Franco Angeli, Milano 2007