Ansia: differenze tra le versioni

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== Interpretazione psicoanalitica classica ==
Secondo l'interpretazione [[psicoanalisi|psicoanalitica]] classica di stampo pulsionalista, l'ansia viene definita un "sintomo-segnale", intorno al quale si struttura il conflitto nevrotico caratterizzato dalla presenza di [[Pulsione|pulsioni]] e [[affetto|affetti]] che vorrebbero essere soddisfatti, ma che sono contrastati dai meccanismi di difesa dell'[[Io (psicologia)|Io]]. Le pulsioni sono vissute come proibite e quindi ritenute pericolose. L'ansia è il segnale di pericolo avvertito dall'Io, e i sintomi equivalgono sia al tentativo di rinnegamento del desiderio proibito sia a un suo mascherato progetto di realizzazione. Il soggetto spesso ignora il contenuto delle pulsioni rimosse, ed è quindi indotto a trasferire fuori dal suo [[Sé (coscienza)|Sé]] psichico, e quindi nel mondo esterno o nel corpo fisico, ciò che invece investe il suo mondo psichico.
 
== Storia ==
Attorno alla fine del 800' avvenne la modernizzazione del termine dell'ansia come malattia e non più come una terribile maledizione come si credeva nel XXI secolo. Il primo a presentare questa rielaborazione fu lo psichiatra Ewald Heckel nel 1893, due anni dopo venne proposta anche da Sigmund Freud. Inizialmente veniva chiamata ''Angstneurose'', un termine più preciso rispetto al termine "nevrastenia". Quindi è solo da un centinaio d'anni che viene considerata un disturbo.<ref>{{Cita libro|titolo=Atlante delle emozioni umane|autore=Tiffany Watt Smith|annooriginale=2015|data=gennaio 2018|anno=2018|editore=La Repubblica|traduttore=Violetta Bellocchio|p47}}</ref>
Negli anni quaranta, con i danni psicologici della guerra, il governo inglese mise a disposizione degli psicologi per diffondere stati di serenita e sicurezza della popolazione, periodo nel quale naquero i primi tranquillandi e riscossero un enorme successo immediato.<ref>{{Cita libro|titolo=Atlante delle emozioni umane|autore=Tiffany Watt Smith|annooriginale=2015|data=gennaio 2018|anno=2018|editore=La Repubblica|traduttore=Violetta Bellocchio|p48}}</ref>
 
== Note ==