Cleristorio: differenze tra le versioni

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[[Immagine:malmesbury.abbey.clerestory.arp.jpg|thumb|right|[[Abbazia di Malmesbury]], [[Wiltshire]], [[Inghilterra]]. <small>Le bifore del livello più alto che permettono alla luce di penetrare formano il cleristorio, che di solito si trova sopra il livello del triforio e/o del [[matroneo]] e a quello delle [[arcata|arcate]] nella navata laterale</small>]][[Immagine:Monreale.jpg|thumb|right|Cleristorio bizantineggiante senza triforio nel [[Duomo di Monreale]]]]
Il '''Cleristoriocleristorio''', in [[architettura]], è il livello più alto della [[navata]] in una [[basilica]] romana o in una [[chiesa (architettura)|chiesa]] [[architettura romanica|romanica]] o [[architettura gotica|gotica]]. Il suo nome si deve al fatto che la sua traforazione di finestre permette al chiarore della luce di illuminare l'interno dell'edificio. I romani usavano questo elemento nelle basiliche, nelle terme o nei palazzi, derivandolo probabilmente dall'architettura [[ellenismo|ellenistica]].
[[Immagine:Stralsund, st Nikolai (2007-01-24) d.JPG|thumb|left|[[Stralsund]], San Nikolai]]
A volte le finestre sono piccole, semplici tondi, quadrilobi o triangoli sferici. Nei grandi edifici, tuttavia, il cleristorio è una struttura importante. Le [[volta a crociera|volte a crociera]] dell'[[architettura gotica]] concentrano il peso e la spinta del tetto, liberando spazio sui muri per una finestrazione più ampia del cleristorio. Nelle chiese gotiche, il cleristorio è generalmente diviso in [[vano (architettura)|vani]] dai piloni della volta che continuano le stesse alte colonne che formano le arcate che separano le navate laterali da quella centrale.
 
Sotto il cleristorio e sopra l'arcata, poteva essere inserito un piano addizionale, il [[triforio]], che contribuiva notevolmente ad incrementare l'altezza della navata gotica. Il triforio consiste di uno stretto passaggio inserito nel muro, sotto le finestre del cleristorio e sopra l'ampia galleria che sovrasta le navate laterali. Il triforio è aperto sulla navata attraverso una sua arcata, spesso raddoppiando o triplicando il numero di archi del vano. Il termine è applicabile anche ai templi egizi, in cui la luce penetrava negli ambienti colonnati attraverso aperture nelle pareti verticali vicino alla copertura.