Pemmone: differenze tra le versioni

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|Nome =
|Cognome = Pemmone
|PostCognome = (o '''Pemmo''')
|Sesso = M
|LuogoNascita =
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Figlio di Billo, turbolento nobile [[longobardo]] di [[Belluno]] poi trasferitosi a [[Cividale]], fu innalzato al trono ducale dopo la deposizione di [[Corvolo]], intorno al [[710]]. Riscosse la stima di [[Paolo Diacono]], che nacque durante il suo regno e lo definisce "uomo intelligente e utile alla patria" (''[[Historia Langobardorum]]'', [[s:la:Historia Langobardorum - Liber VI|VI]], 26); lo storico narra anche di come la moglie del duca, Ratperga, lo avesse pregato di preferirle un'altra donna, più bella di lei e quindi più adatta al ruolo di duchessa. Riferisce Paolo Diacono:
 
{{quote|<math>\mathfrak{M}</math>aMa lui, che era un uomo saggio, diceva che gli piacevano di più i suoi costumi, l'umiltà e la riservata pudicizia che la bellezza del corpo. Da questa moglie Pemmone generò tre figli, [[Rachis]], [[Anselmo del Friuli|Ratchait]] e [[Astolfo (re longobardo)|Astolfo]], tutti valorosi, la cui nascita elevò a gloria l'umiltà della madre|[[Paolo Diacono]], ''[[Historia Langobardorum]]'', [[s:la:Historia Langobardorum - Liber VI|VI]], 26|<math>\mathfrak{S}</math>''edSed ipse, ut erat vir sapiens, plus eius mores et humilitatem verecundamque pudicitiam quam corporis pulchritudinem sibi conplacere dicebat. De hac igitur coniuge tres Pemmo filios, hoc est Ratchis et Ratchait et Ahistulfum, viros strenuos, genuit. Quorum nativitas humilitatem matris ad gloriam erexit''|lingua=la}}
 
Come diversi suoi predecessori, dovette anch'egli affrontare gli [[Slavi]], che sconfisse valorosamente e costrinse ad accettare le sue condizioni. La battaglia si svolse in località Lauriana e, stando a Paolo Diacono, si concluse con l'annientamento degli invasori a fronte di una sola perdita da parte longobarda. Lo storico precisa anche che il grosse delle truppe di Pemmone era costituito dai figli, ormai cresciuti, dei guerrieri longobardi caduti, sempre per mano slava, con il duca [[Ferdulfo]]; era stato Pemmone stesso a crescerli, accogliendoli "come se anche essi fossero stati generati da lui" (''Historia Langobardorum'', [[s:la:Historia Langobardorum - Liber VI|VI]], 26).