Miniato di Firenze: differenze tra le versioni

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Secondo la tradizione era o un soldato romano oppure, secondo altre leggende, un re di origine [[armenia|armena]] di passaggio a [[Firenze]] nel [[250]] circa, durante la persecuzione cristiana di [[Decio]]. Rifiutatosi di venerare gli dei pagani venne condannato alla tortura nell'[[Anfiteatro romano di Firenze|anfiteatro]] della città.
 
Gli agiografi medievali riportano tutta una serie di miracoli avvenuti durante il supplizio, come l'invulnerabilità nonostante l'introduzione in un forno arroventato, la liberazione dai ceppi che lo stiravano sul cavalletto, l'ammansimento (o la morte) del leone che lo doveva sbranare grazie al segno della croce. Alla fine fu decapitato e la leggenda vuole che il santo dopo aver raccolto in mano la propria testa (uno dei pochi ''[[cefaloforo|cefalofori]]'' quindi con [[San Dionigi]]) si fosse recato sul ''mons florentinus'' dove oggi sorge la [[basilica di San Miniato al Monte]], edificata su di un precedente oratorio attorno all'anno Mille. Il fatto della scelta del luogo da parte del santo dove essere venerato fa parte di leggende comunque tutte posteriori alla costruzione della basilica.
 
Un'altra versione, meno sensazionale e con qualche riscontro storico, lo identifica invece come un fiorentino di umili origini, ucciso nei pressi di un'ansa dell'[[Arno]] chiamata ''il gorgo'', dove esistette a lungo un piccolo luogo di venerazione chiamato la ''Croce al Gorgo''. Il nome di San Miniato sarebbe poi spuntato fuori quando ormai si era persa ogni nozione del Santo al quale appartenessero le reliquie conservate nell'oratorio collinare, forse un pellegrino di lontani paesi, probabilmente egiziano, un tempo sicuramente noto, ma ormai sconosciuto nell'anno Mille. La figura del santo quindi prese forma a poco a poco con dettagli sempre più precisi e curiosi nati dalla devozione popolare, in un certo senso in parallelo con l'arricchimento della basilica a lui dedicata sul monte di Firenze.