Yuánróng sāndì: differenze tra le versioni

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'''Yuanrong sandi''' (圓融三諦, [[giapponese]]: ''enyu santai'') si può rendere in italiano come ''Triplice verità'' ed è la dottrina centrale delle scuole buddhiste cinese [[Tiantai]] e giapponese [[Tendai]] espressa in particolar modo nel ''[[Mohe Zhiguan]]'' (摩訶止觀, Grande trattato di calma e discernimento, giapp. ''Maka Shikan'', [[T.D.]] 1911)<ref>E' in corso d'opera la traduzione in lingua inglese del ''Mohe Zhiguan'', Wade-Giles: ''Mo-ho chih-kuan'', da parte di Paul L. Swanson. Per informazioni: http://www.nanzan-u.ac.jp/~pswanson/mhck/mhck.html</ref> opera di [[Zhiyi]].
 
== Dottrina ==
Essa si fonda su un originale sviluppo della scuola indiana [[Madhyamika]] promossa da [[Nagarjuna]] nel II sec. e.v.
La dottrina dello ''yuanrong sandi'' si fonda su un originale sviluppo della scuola indiana [[Madhyamika]] promossa da [[Nagarjuna]] nel II sec. e.v. La dottrina della 'Triplice verità' sostiene che dal punto di vista della Verità assoluta (sans. ''paramarthasatya'', cin. ''kongdi'', giapp.''kūtai'') tutta la Realtà che ci appare è vuota di proprietà inerente: essa è impermanente dal punto di vista temporale e, nel contempo, non c'è un fenomeno che non dipenda dagli altri fenomeni. Questa vacuità (sans. ''śūnyatā'', cin. ''kong'', giapp. ''ku'') determinata dall'impermanenza e dall'interdipendenza dei fenomeni poggia tuttavia sulla Verità convenzionale (sans. ''samvrtisatya'', cin. ''jiadi'', giapp. ''ketai'') dove i singoli fenomeni vengono percepiti nella loro unicità. La sintesi esperienziale di queste due Verità, apparentemente contraddittorie, porta alla realizzazione della terza verita, la Verità di mezzo (sans. ''madhya'', cin. ''zhongdi'', giapp. ''chūtai'').
E' evidente l'originalità di questa posizione rispetto allo sviluppo dottrinale della scuola [[Madhyamika]] (in particolare con l'opera di [[Candrakirti]], VI sec.<ref> Così Candrakirti: «Tutti i fenomeni hanno due nature quella scoperta indagando la loro realtà e quella trovata percependo il loro carattere ingannevole. L'oggetto della percezione corretta è la realtà assoluta, quello della percezione ingannevole è la realtà convenzionale» in ''Madhyamikavatara'' 6,23.</ref>) dove invece veniva chiaramente indicata la prevalenza della Verità assoluta (''paramarthasatya'') come 'vera' realtà delle cose, rispetto alla Verità convenzionale (''samvrtisatya''), una 'verità' solamente funzionale, strumentale, che non corrisponde alla vera Realtà la quale è sempre e comunque vacuità (''sunyata''). Tale posizione viene interpretata da [[Zhiyi]] come una possibile lettura [[nichilista]] della dottrina del [[Buddha Shakyamuni]].
L'insegnamento di [[Zhiyi]] della Triplice verità legge quindi il mondo fenomemico (la Verità convenzionale) nella Verità ultima per cui anche la mondanità, se ben compresa alla luce della Triplice Verità, non è distinta ed appartiene proprio dalla Verità ultima, in quanto tutte le cose e tutta la Realtà additano l'Illuminazione. Grazie a questo insegnamento vi è una riconciliazione della bellezza, dell’estetica e in generale di tutte le attività umane, con più ascetici insegnamenti buddhisti sulla verità. Così la poesia, ad esempio, può essere considerata come un mezzo che conduce al perfezionamento spirituale. La contemplazione della poesia è semplicemente contemplazione del Dharma. Ciò può essere affermato per ogni altra forma d’arte, di studio e di attività.