Nina Giustiniani: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Figlia del barone Giuseppe Schiaffino, di [[Recco]], e di Maddalena "Manin" Corvetto detta Manin, genovese, Nina (l'appellativo le venne dato dallo stesso Cavour, così come quello di ''Leopardina'' le venne dall'''entourage'' letterario di [[Giacomo Leopardi]]), crebbe in un ambiente aristocratico vicino agli ambienti della politica del tempo. A diciannove anni di età andò sposa al più anziano marchese Stefano Giustiniani, appartenente ad una delle più influenti [[famiglie genovesi]] e vicino agli ambienti di corte del re [[Carlo Felice di Savoia]].
 
Con Cavour mantenne un fitto rapporto epistolare (arrivando a scrivergli fino a centocinquanta lettere in un anno<ref>Parte della corrispondenza è stata raccolta da un collezionista americano, Henry Nelson Gay, dopo essere stata rinvenuta in un ripostiglio nascosto dello scrittoio appartenuto a Stefano Giustiniani, mentre una restante parte è stata recuperata fra le carte private dello stesso Cavour.</ref>), soprattutto quando il futuro statista, autore di un discorso contro la tirannide interpretato come moto anti-monarchico, venne richiamato a [[Torino]].
 
Da Genova, la marchesa continuò ad animare quello che fu uno dei salotti filo-repubblicani dell'Ottocento svolgendo attività di patriota con la raccolta di fondi e di propaganda fra le personalità simpatizzanti della [[Giovine Italia]] [[mazzini]]ana. Fece scandalo la sua partecipazione ad una rappresentazione lirica in abito di sgargiante colore in disprezzo dei giorni di lutto susseguenti alla morte di Carlo Felice.