Nina Giustiniani: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Figlia del barone Giuseppe Schiaffino, di [[Recco]], e di Maddalena Corvetto detta Manin, genovese, Nina (l'appellativo le venne dato dallo stesso Cavour, così come quello di ''Leopardina'' le venne dall'''entourage'' letterario di [[Giacomo Leopardi]]), crebbe in un ambiente aristocratico vicino agli ambienti della politica del tempo. AIl diciannovepadre era entrato al servizio di [[Luigi XVIII di Francia]] all'indomani della [[Restaurazione]] e nel [[1817]], quando Nina aveva dieci anni, era stato nominato Console Generale di etàFrancia andòa sposaGenova. alLasciato piùil anzianopalazzo marcheseparigino Stefanodi Giustiniani''Rue des Noulins'', appartenentesi adtrasferisce unacon dellela piùfamiglia influentiin [[famiglie genovesiLiguria]]. ePrecettori vicinodi vari paesi le forniscono una formazione agliclassica ambientinell'abitazione di cortePalazzo delDoria Spinola in ''Strada Nuova'' re(oggi [[Carlovia FeliceGaribaldi di(Genova)|via SavoiaGaribaldi]]) dove hanno sede anche gli uffici del consolato.
 
A diciannove anni di età andò sposa al marchese Stefano Giustiniani, maggiore di lei di sette anni ed appartenente ad una delle più influenti [[famiglie genovesi]] e vicino agli ambienti di corte del re [[Carlo Felice di Savoia]].
Con Cavour mantenne un fitto rapporto epistolare (arrivando a scrivergli fino a centocinquanta lettere in un anno<ref>Parte della corrispondenza è stata raccolta da un collezionista americano, Henry Nelson Gay, dopo essere stata rinvenuta in un ripostiglio nascosto dello scrittoio appartenuto a Stefano Giustiniani, mentre una restante parte è stata recuperata fra le carte private dello stesso Cavour.</ref>), soprattutto quando il futuro statista, autore di un discorso contro la tirannide interpretato come moto anti-monarchico, venne richiamato a [[Torino]].
 
Da Genova, la marchesa continuòanimò addal animare[[1827]] quello che fu uno dei salotti filo-repubblicani dell'Ottocento svolgendo attività di patriota con la raccolta di fondi e di propaganda fra le personalità simpatizzanti della [[Giovine Italia]] [[mazzini]]ana. FeceFra scandaloi lafrequentatori suadel partecipazionesuo adsalotto una''politico'' rappresentazionevi liricaerano, infra abitogli dialtri, sgargianteAgostino coloreSpinola, in[[Giacomo disprezzoBalbi deiPiovera]], giorniNicola diCambiaso luttoe susseguentiBianca allaRebizzo, mortemoglie di CarloLazzaro FeliceRebizzo, poi amante dell'armatore [[Raffaele Rubattino]], organizzatore della [[spedizione dei Mille]]. È in tale ambito che, nel [[1830]], fa la conoscenza dell'allora giovane ufficiale del Genio Camillo Cavour.
 
Con Cavour mantenne dalla casa di Palazzo De Mari un fitto rapporto epistolare (arrivando a scrivergli fino a centocinquanta lettere in un anno<ref>Parte della corrispondenza è stata raccolta da un collezionista americano, Henry Nelson Gay, dopo essere stata rinvenuta in un ripostiglio nascosto dello scrittoio appartenuto a Stefano Giustiniani, mentre una restante parte è stata recuperata fra le carte private dello stesso Cavour.</ref>), soprattutto quando il futuro statista, autore di un discorso contro la tirannide interpretato come moto anti-monarchico, venne richiamato a [[Torino]] il [[15 dicembre]] dello stesso anno.
Per questo motivo la famiglia su osteggiata dalle autorità locali e Nina dovette trasferirsi a vivere a [[Milano]] presso una congiunta. Vi resterà fino al [[1834]]. Da quella data iniziarono i suoi trasferimenti prima a Torino, dove ebbe occasione di rivedere Camillo Benso, e quindi a [[Vinadio]], per curarsi alle locali terme. Infine poté far ritorno a [[Voltri]] e alloggiare nella villa della famiglia Giustiniani, dove ricevette ancora visite di Cavour, con cui compì passeggiate lungo la spiaggia della vicina [[Vesima]].
 
Particolare scandalo destò la sua partecipazione ad una rappresentazione lirica in abito di sgargiante colore in disprezzo dei giorni di lutto susseguenti alla morte di Carlo Felice. Per questo motivo la famiglia su osteggiata dalle autorità locali e Nina dovette trasferirsi a vivere a [[Milano]] presso una congiunta. Vi resterà fino al [[1834]].
 
Per questo motivo la famiglia su osteggiata dalle autorità locali e Nina dovette trasferirsi a vivere a [[Milano]] presso una congiunta. Vi resterà fino al [[1834]]. Da quella data iniziarono i suoi trasferimenti prima a Torino, dove ebbe occasione di rivedere Camillo Benso, e quindi a [[Vinadio]], per curarsi alle locali terme. Infine poté far ritorno a [[Voltri]] e alloggiare nella villa della famiglia Giustiniani, dove ricevette ancora visite di Cavour, con cui compì passeggiate lungo la spiaggia della vicina [[Vesima]]. I due si vedranno per l'ultima volta durante un'ultima permanenza di Cavour a Voltri, prima della sua partenza per Parigi, intorno al [[18 ottobre]] 1834.
 
==Gli ultimi anni==
Di fatto, mentre venivano diffuse dalla stessa famiglia allarmanti notizie sulle sue condizioni mentali, visse da reclusa gli ultimi anni di vita. Dopo un primo fallito tentativo, riuscì nel suo intento suicida gettandosi da un balcone di Palazzo Lercari, a [[via Garibaldi (Genova)|via Garibaldi]] (all'epoca ''Via Aurea''), poco distante dalla casa nella quale aveva trascorso la fanciullezza, in cui si era trasferita.
 
È sepolta nella chiesa dei Cappuccini a Genova. Né il marchese Giustiniani - andato poi a seconde nozze con Geronima Ferretti (già ''fiamma'' di [[Goffredo Mameli]]), cui sopravvisse morendo poi di [[colera]] nel [[1855]] - né le famiglia di origine degli Schiaffino e dei Corvetto, vollero che fosse seppellita nelle tombe di famiglia a Voltri, Recco e [[Nervi (quartiere di Genova)|Nervi]].
 
La lapide sulla sua tomba recita:
Per Cavour Nina resterà una ''cara e sacra ricordanza''. Lei - che non aveva dimenticato il conte (inviandogli anche un'accorata lettera d'amore con cui lo ''riempiva di baci'' scritta in [[dialetto genovese]]) aveva annotato nel suo [[diario]] poco prima di compiere il gesto fatale:
{{quote|Annae Schiaffini Corvetto, Pridie Calendas Maias Sui Patriaeque Erptae Stephanus Ex Giustinianeis D. Chiens Parvique Nati Uxori Matrique Optatissimae Insolabiles Poneband. MDCCCXLI|}}
 
Per Cavour, Nina Giustiniani resterà una ''cara e sacra ricordanza''. Lei - che non aveva dimenticato il conte (inviandogli anche un'accorata lettera d'amore con cui lo ''riempiva di baci'' scritta in [[dialetto genovese]]) aveva annotato nel suo [[diario]] poco prima di compiere il gesto fatale:
{{quote|[...] Lo so che due occhi, una fronte cara mi hanno fatto augurare a me stessa l'anestetizzazione, mi hanno fatto completamente dimenticare la mia esistenza personale, avrei voluto che tutto quello che ho di vita fosse consumato in uno sguardo - che significa questo? Perché per me la mia felicità risiede in un altro? E perché quest'altro è Camillo? Camillo! Ah Camillo!|}}
 
==Bibliografia==
*Arturo Codignola: ''Anna Giustiniani: un dramma intimo di Cavour'', [[Garzanti]], Milano 1940
*Camillo Benso, Conte di Cavour: ''Lettere d'amore'', con prefazione di G. Visconti Venosta ; presentazione e note di Maria Avetta, ILTE, Torino 1956
*Camilla Salvago Raggi: ''Donna di passione, un amore giovanile di Cavour'', Edizioni Vinnepierre 2008
 
==Note==