Saggio di Marsh: differenze tra le versioni

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Il '''test di Marsh''', introdotto dal [[chimico]] britannico [[James Marsh]], fornisce un semplice metodo per determinare tracce di [[arsenico]] così piccole che potrebbero sfuggire ad analisi comuni.
 
Questo test, sviluppato nel [[1836]] da [[James Marsh]], prevede il trattamento, per mezzo di un apposito strumento, di un campione dei resti della vittima con [[zinco]] ed [[acido solforico]] diluito, sostanze che portano alla formazione di arsina qualora sia presente dell'arsenico nel campione. L'arsina gassosa eventualmente formatasi viene raccolta in una struttura tubolare facente parte dello strumento d'analisi, dove viene decomposta termicamente (250-300 °C) in arsenico ed idrogeno secondo la reazione:
La [[sostanza]] che deve essere analizzata è posizionata in un contenitore per generare [[idrogeno]] in modo che l'arsenico venga convertito ad [[arsina]] (AsH<sub>3</sub>), e che questa si mescoli con l'idrogeno prodotto. Se il flusso di idrogeno viene scaldato man mano che scorre lungo un tubo di vetro, l'arsina si [[decomposizione|decompone]] e deposita arsenico metallico sulle pareti del tubo.
 
:<tt>2 AsH<sub>3</sub> &rarr; 2 As + 3 H<sub>2</sub></tt>
 
L'arsenico così liberato forma uno strato nero in una porzione debitamente raffreddata dello strumento, permettendo così di confermare un eventuale caso di avvelenamento. Sebbene il test di Marsh sia stato largamente utilizzato verso la fine del diciannovesimo secolo e l'inizio del ventesimo, oggigiorno analisi più sofisticate basate sull'[[attivazione neutronica]] lo hanno sostituito nelle analisi forensi.
 
Minuscole quantità lasciano tracce considerevoli e ciò permette di rilevare la presenza di quantità minori di 0,1 mg di arsenico o di [[antimonio]].