Campagna sasanide di Giuliano: differenze tra le versioni

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Secondo quanto riportato da Ammiano, Giuliano fu turbato da dei presagi negativi ricevuti durante la sosta a [[Carre]].<ref name="AM23.3.3">Ammiano Marcellino, xxiii.3.3.</ref>
 
Giuliano decise di inviare un forte contingente verso nord sotto il comando dei suoi parenti [[Procopio (usurpatore)|Procopio]] e [[Sebastiano (generale romano)|Sebastiano]], con lo scopo di congiungersi con le truppe del re armeno [[Arsace II di Armenia|Arsace II]] e operare nella [[Mesopotamia]] settentrionale, mentre lui si dirigeva su [[Ctesifonte]]; secondo [[Zosimo (storico)|Zosimo]], un autore pagano del [[VI secolo]], il contingente di Procopio era formato da 18.000 soldati mentre Giuliano aveva un esercito forte di 65.000 uomini.<ref>La stima della forza dell'esercito di Giuliano è basata su Zosimo (iii.12); non è però chiaro se i 18.000 uomini di Procopio vadano contati a parte, e quindi se l'esercito romano fosse composto da 83.000 uomini in totale, o se piuttosto Giuliano avesse con sé nella sua discesa su Ctesifonte 47.000 uomini.</ref> L'avanzata di Giuliano permise la conquista di diverse città e fortezze nemiche, ma l'imperatore era preoccupato dal fatto che del grosso dell'esercito sasanide non vi fosse traccia; i Persiani, infatti, si limitavano ad attacchi a bassa intensità ma continui, in modo da impedire ai soldati romani di riposarsi e tenerli sempre all'erta, e impedivano a Giuliano di mettere mano sui grossi depositi di materiale a lui necessari.
 
Alla fine di maggio l'esercito romano raggiunse finalmente Ctesifonte. Divenne però presto chiaro agli ufficiali romani l'impossibilità della riuscita di un attacco diretto alla capitale sasanide, anche perché l'esercito di [[Sapore II]] era dato molto vicino alla città e sarebbe potuto giungere in qualunque momento. Giuliano prese in quel momento una decisione gravida di conseguenze. Poiché i Romani mancavano nelle necessarie macchine d'assedio, non era possibile prendere Ctesifonte in tempi ragionevoli; al contempo, non era possibile neanche riprendere la stessa via per tornare a casa, in quanto il saccheggio romano e la distruzione di qualunque fonte di approvvigionamento da parte dei Persiani in ritirata avevano eliminato questa possibilità. Sebbene vi fosse il rischio che Sapore lo inseguisse con l'esercito sasanide e lo distruggesse, Giuliano voleva a tutti i costi evitare di essere circondato mentre assediava la capitale nemica e decise allora di muoversi via terra verso il nord della Mesopotamia, per riunirsi con il contingente di Procopio. I generali di Giuliano furono contrari a questo piano, ma l'imperatore impose la propria decisione e l'esercito romano, che aveva sconfitto quello persiano davanti alla capitale ([[battaglia di Ctesifonte]]), ruppe l'assedio all'inizio di giugno e si mosse verso l'interno. Inoltre i Romani commisero un altro errore, bruciando la flotta fluviale che accompagnava l'esercito, in quanto non si riteneva di dover attraversare un altro fiume. Ammiano descrive le difficoltà della ritirata, resa ancora più ardua dalle alte temperature, dagli insetti e dall'inadeguato approvvigionamento di viveri e materiali; il morale dell'esercito romano era molto basso.<ref>Ammiano, xxiv.7. Per la ritirata si veda Ammiano, xv.1 e seguenti, Rosen, ''Julian'', pp. 353 e seguenti, e Wirth, ''Julian Persian War'', pp. 484 e seguenti.</ref>