Kleśa: differenze tra le versioni

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La filosofia dei '''kleśa''' (o '''klesha''') non appartiene esclusivamente allo [[Yoga]] [[Darshana]], tuttavia con [[Patanjali]] (e nel [[Samkhya]]) assume forma compiuta, dai risvolti prettamente pratici.
 
La parola sanscrita ''kleśa'' significa "miseria" o "dolore" e, per estensione, tutto ciò che contribuisce a causare le miserie dell'uomo. L'equivalente in [[Lingua tibetana|lingua tibetana]] è ''nyon mong'' che tradotto letteralmente significa ''quello che ti affligge dall'interno''. Con questa filosofia gli antichi ''[[rishi]]'' (saggi, veggenti) hanno esplorato le cause della sofferenza umana ed hanno indicato i mezzi più idonei per dissolvere queste cause.
 
È essenziale infatti comprendere come in questo caso l'intenzione non fosse quella di formulare una semplice teoria o speculazione filosofica: in oriente infatti la filosofia è sempre stata considerata un mezzo per indagare i profondi problemi dell'esistenza e soprattutto fornire i mezzi necessari per risolverli; qualunque costruzione intelletuale che non adempia a questo scopo viene generalmente ritenuta priva di valore. Lo Yoga al contrario viene considerata una '''scienza pratica''', le cui conclusioni si basano sull'esperienza diretta di generazioni di ''rishi'' e sull'osservazione diretta dei fatti della vita.