Logica intuizionista: differenze tra le versioni

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==Logica intuizionistica come paradigma del ragionamento logico==
 
Nella logica intuizionista sono rifiutati passi [[epistemologia|epistemologicamente]] inadeguati nelle dimostrazioni. Nella logica classica, un asserto ''A'' significa che "''A'' è vero". Nell'intuizionismo, una tale formula è considerata vera nel solo caso in cui se ne possa esibire una ''dimostrazione''. Un' esempio di questa differenza è, ad esempio, il principio del terzo escluso (''[[Tertium non datur]]'', vedi anche [[principio di bivalenza]]: <math>A \vee \neg A</math>); questo principio è rigettato dalla logica intuizionista perché, in un linguaggio che permetta tale formula, è possibile concludere che (<math>P \vee \neg P</math>) senza che sia chiaro se P sia vero o falso. Nella logica intuizionista, il principio del terzo escluso significa soltanto che almeno uno tra ''P'' e ¬''P'' può essere dimostrato; una formulazione più forte del corrispettivo classico, che considera vera la sola disgiunzione. La tesi fondamentale è che la [[validità]] di un costrutto mentale dipenda dalla sola coerenza dell'asserto nel contesto. La logica intuizionista sostituisce la nozione di verità con quella di ''giustificazione'' nel suo calcolo logico. Una dimostrazione corretta non preserva dunque la validità nel passaggio dalle [[premessa|premesse]] alle conclusioni, bensì la ''giustificabilità''.
 
La logica intuizionista ha dato supporto filosofico a diverse scuole filosofiche, tra cui l'[[antirealismo]] di [[Michael Dummett]].