Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana): differenze tra le versioni

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Al progetto di Borghese alla metà di settembre aderirono circa metà dei duecento ufficiali presenti alla sede della Spezia. Gli altri chiesero regolare licenza, concessa dal comandante<ref>Cfr. Giorgio Pisanò, op. cit. "Chi vuole rimanere con me a difendere la Flottiglia, resti. Io non me ne vado. Ma chi di voi ha motivi validi per cercare di raggiungere le famiglie me lo dica. Sarà posto in licenza immediata, salvo il richiamo che farò non appena le circostanze lo permetteranno".</ref>. Ben presto si unirono a quello che avrebbe formato il nucleo della futura formazione autonoma della Decima Mas nella [[Repubblica Sociale]] i trecentocinquanta marò al comando del [[capitano di corvetta]] [[Umberto Bardelli]].
 
Fin dai primissimi giorni dopo l'armistizio iniziarono a giungere giovani volontari, spesso minorenni, attratti dalla leggenda delle gesta eroiche dei "[[maiali (marina)|maiali]]" e dalla fama del comandante Borghese, celebrati dai manifesti di propaganda che tappezzarono le città italiane. I ruolini della Decima giunsero quindi a contare complessivamente 20.000 uomini, l'entità di una divisione di fanteria.<ref>''Gli ultimi in Grigioverde'' di Giorgio Pisanò</ref>
 
Altri elementi che diedero presso i giovani della Repubblica Sociale popolarità notevole al corpo furono il cameratismo che esisteva tra gli ufficiali e i marinai (istituzione del rancio unico per marinai e ufficiali e dell'uniforme di panno uguale) e il suo non conformismo (saluto meno formale rispetto ai canoni tradizionali della marina) e la promozione guadagnata sul campo e non con l'anzianità o i concorsi. Il regolamento della Decima - rivoluzionario per le Forze Armate italiane dell'epoca - era una derivazione del volontarismo garibaldino e del particolare tipo di cameratismo dei sommergibilisti, dalle cui fila provenivano Borghese, Bardelli ed altri capi del corpo.
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Poco prima dell'occupazione dell'Istria da parte iugoslava, Borghese cercò un'improbabile alleanza con gli Alleati per fronteggiare l'esercito [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|jugoslavo]] di [[Josip Broz|Tito]], che stava rapidamente avanzando: in quei tempi, era viva in molti [[gerarca|gerarchi]] nazisti e fascisti la speranza di arrivare a un armistizio con gli alleati occidentali per poter continuare la guerra contro l'[[Unione Sovietica]] e il [[bolscevismo]] in generale.<ref>Aga Rossi, Bradley Smith. ''Operazione Sunrise'', Mondadori; Arrigo Carnier, ''Lo sterminio mancato'', Mursia</ref>
 
Analogamente, fra il settembre ed il dicembre del 1944 furono presi approfonditi contatti con la [[Brigate Osoppo|brigata partigiana Osoppo]], al fine di costituire un corpo misto che potesse organizzare una difesa comune di quel fronte, ma il comando inglese a cui faceva riferimento la Osoppo, seppur con qualche tentennamento, rifiutò l'offerta. Poco tempo dopo a [[Porzûs]] tutti i principali esponenti della brigata partigiana furono uccisi in quanto sospettati di tradimento e per aver dato ospitalità ad una giovane, Elda Turchetti, denunciata come spia da [[Radio Londra]], su segnalazione di agenti inglesi e il tentativo di collaborazione non ebbe séguito. Secondo quanto dichiarato da monsignor Aldo Moretti, uno dei fondatori delle Brigate Osoppo, in un'intervista su Famiglia Cristiana nel 1997, Borghese voleva l'aiuto dei partigiani cattolici per difendere il confine e scongiurare una possibile annessione da parte della Iugoslavia, in modo da rifarsi un’immagine da patriota in vista della prossima fine della guerra. <ref>[http://www.romacivica.net/anpiroma/DOSSIER/Dossier1a6.htm Intervista su Famiglia Cristiana di monsignor Aldo Moretti, uno dei fondatori delle Brigate Osoppo]</ref>
 
Diversi membri della Xª MAS, come Giovanni Steffè, Giuseppe Cavallaro e Edoardo Musina, dopo la liberazione di [[Trieste]] nel [[1 maggio|1º maggio]] [[1945]] formarono, con alcuni [[crimine|criminali]] comuni, la ''Banda Steffè'', che diede atto ad un notevole episodio di infiltrazione politica: divenne tristemente nota per le esecuzioni sommarie ed [[foibe|infoibamenti]] ([[foiba di Plutone]]) eseguiti dai suoi appartenenti travestiti da partigiani [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|jugoslavi]]. I delitti vennero in un primo momento attribuiti appunto ai soldati jugoslavi.<ref>[http://www.cnj.it/foibeatrieste/Capitolo_III.htm Capitolo III - Le foibe triestine] e [http://www.cnj.it/FOIBEATRIESTE/Capitolo_II.htm Capitolo II - Il nostro studio], dal libro ''Operazione foibe'', di Claudia Cernigo, prima edizione 1997, seconda edizione 2005, Edizioni Kappa Vu</ref>
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Unanimemente è riconosciuto alla Decima un comportamento coraggioso ed intrepido nei confronti del nemico, sia sul fronte di Anzio che sulla Linea Verde, che durante l'Operazione Aquila e nella Battaglia di Tarnova.
 
Più controverso è invece il portamento delle truppe coinvolte nelle operazioni di "grande polizia" o controguerriglia contro le forze partigiane italiane. La Xª MAS fu attiva in operazioni di grande polizia nel [[Monferrato]], nelle [[Langhe]], nel [[Canavese]], in [[Carnia]], in [[Val di Susa]] e in [[ValdossolaVal d'Ossola]]. Con l'imbarbarimento tipico delle guerre civili, anche gli uomini della Decima si macchiarono di crimini di guerra, come torture, rappresaglie, fucilazioni sommarie.
 
Le operazioni di rastrellamento contro i civili causarono malcontento tra alcuni soldati che si erano arruolati per combattere gli Alleati e si registrarono numerose diserzioni e perfino ammutinamenti tra i marò dei reparti impiegati contro i partigiani, anziché contro gli Alleati. Nel complesso, tuttavia, le diserzioni della Decima furono sensibilmente inferiori a quelle registrate in altre forze armate e reparti della RSI.<ref>cfr. infra</ref>
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Verso la fine della guerra, la Xª MAS di Borghese spostò il suo quartier generale in [[Piemonte]]. Il [[26 aprile]], primo dei tre giorni di insurrezione che portarono alla Liberazione, Borghese sciolse la Decima nell'odierna piazza della Repubblica a [[Milano]].
 
Il [[27 aprile]] [[1945]] Borghese si consegnò volontariamente al [[Comitato di Liberazione Nazionale]] (CLN) di Milano, ove fu tratto in salvo da un emissario statunitense dell'[[OSS]], [[James Jesus Angleton]].
Nel dopoguerra, dopo essere stato degradato e imprigionato, si dedicò alla politica in seno al [[Movimento Sociale Italiano]] (MSI) del quale divenne presidente onorario nel [[1951]].
Pare sia stato l'ideatore di un tentativo di colpo di stato nella notte tra il 7 e l'[[8 dicembre]] [[1970]] passato alla storia come [[Golpe Borghese]] (o "operazione Tora Tora"), quando alla guida di un gruppo di fedeli, tra i quali vi erano anche degli ex marò della Decima mentre altri erano pronti ad intervenire successivamente, si era oramai impadronito dell'armeria del [[Viminale]] ma misteriosamente si ritirò, probabilmente per l'intervento di uno sconosciuto informatore, di volta in volta identificato nell'onorevole Almirante, allora segretario del MSI,{{Citazione necessaria}}, in Giulio Andreotti<ref>Adriano Monti, ''Il Golpe Borghese'', Lo Scarabeo, 2006</ref> o nell'ex colonnello della Rosa dei Venti Amos Spiazzi<ref>Sandro Neri, ''Segreti di Stato'', Aliberti, 2008</ref>.