Iuventas: differenze tra le versioni

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Ebbe un culto sul [[Campidoglio]], più tardi inglobato nel [[tempio di Giove Ottimo Massimo]] al momento della costruzione di quest'ultimo, alla fine del [[VI secolo a.C.]]: secondo il resoconto di [[Tito Livio]] erano infatti state interpellate dall'augure Atto Navio le varie divinità che venivano onorate sul Campidoglio per conoscere il loro volere in merito alla cessione del luogo a Giove. Avendo Iuventas rifiutato, le fu conservato un sacello (''aedicula'') all'interno della cella dedicata a Minerva.
 
Nel [[207 a.C.]] Marco Livio Salinatore votò un tempio alla Iuventas durante la [[battaglia del Metauro]]. I lavori, iniziati mentre rivestiva la carica di [[censore (storia romana)|censore]], furono completati nel [[191 a.C.]] da Gaio Licinio Lucullo (''duovir aedis dedicandae'') duoviro preposto all'inaugurazione dei templi. La collocazione dell'edificio è riferita "''in Circo Maximo'', ossia presso il [[Circo Massimo]], probabilmente sulle pendici dell'[[Aventino]].
 
Dopo un incendio nel [[16 a.C.]] il tempio (o forse solo l'edicola nel [[tempio di Giove Ottimo Massimo]] fu ricostruito da [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]].
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Nel poema dei "''Fasti''" di [[Ovidio]] la dea, assimilata con [[Ebe]], figlia di [[Giove (divinità)|Giove]] e di [[Giunone]] e sposa di [[Ercole]], spiega come il nome del mese di [[giugno]] (''Iunius'') derivi dal suo nome, e non da ''Iuno'' (''Giunone'') o da ''iungere'' (''unificare'').
 
La dea è raffigurata sul rovescio di un [[denario]] del [[140]] DCd.C., che commemora l'assunzione della toga virile da parte di [[Marco Aurelio]].
 
== Bibliografia ==