Giosuè Borsi: differenze tra le versioni

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Tra [[1912]] e [[1913]] scrisse ''Confessioni a Giulia'', dando questo nome alla sua donna ideale come [[Beatrice]] lo fu di Dante. Nel [[1914]] conobbe il padre [[Guido Alfani]] delle [[Scuole Pie]] e lesse le ''Osservazioni sulla morale cattolica'' di [[Alessandro Manzoni]] e i ''Pensieri'' di [[Blaise Pascal|Pascal]]. Ricevette l'abito di [[Terziario Francescano]] a Firenze nella chiesa delle [[Suore Calasanziane]].
 
La crisi della [[Prima guerra mondiale]] gli fece intravedere in modo ideale il sacrificio sul campo come il coronamento desiderabile di una esistenza troppo piena di errori e di peccati; fu [[interventismo|interventista]] per ragioni nazionali. Arruolatosi volontario, come sottotenente della [[Milizia Territoriale]], con scarsa preparazione militare, fu mandato al CXXV125° Reggimento Fanteria "Spezia", VI4^ compagnia, dove fu benvoluto dai soldati, giovani spesso poco istruiti. Morì il [[10 novembre]] [[1915]] in un assalto, a [[Zagora]]. Nella giacca furono trovate insanguinate le medaglie, la foto della madre e un'edizione della [[Divina Commedia]].
 
Pochi giorni prima della fine aveva scritto alla madre: {{quote|Tutto dunque mi è propizio, tutto mi arride per fare una morte fausta e bella, il tempo, il luogo, la stagione, l'occasione, l'età. Non potrei meglio coronare la mia vita ... |}}