Villa Spera: differenze tra le versioni

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Il tetto, in stile rinascimentale, pende delicatamente verso il basso su ogni lato dell'edificio. Essendo la villa stata costruita su un pendio, la parte della villa che si affaccia sul mare ottiene un effetto addizionale utilizzando lo spazio in più disponibile attraverso il rapido cambio di altezza tra la parte frontale della proprietà ed il retro: Avena sfruttò così il poco spazio e le preesistenze (l'edificio sorse su un antico casino rurale).
 
Nella maggior parte delle finestre c'è vetro scuro e macchiato. Nella grande finestra centrale, l'artistico vetro colorato, opera del figlio di Adolfo Avena, Carlo, è andato perso durante la guerra. Sul lato del mare, c'è una notevole scala a spirale che avvolge l'intero edificio; si trova all'interno, ma di fronte al vetro e visibile dall'esterno. L'intera proprietà è protetta dalla strada grazie ad un alto recinto d'acciao, fino ai primi anni [[2000]] coperto da [[edera]], che rendeva impossibile osservarne l'interno. La placca di pietra posta dall'autore nella facciata porta la data 1922 in [[numeri romani]], ma la pietra è tanto consumata da sembrare molto più vecchia. sulSul lato di fronte al mare c'è anche un [[balcone]]. L'effetto è [[Rinascimento|rinascimentale]], come nella cosiddetta ''[[Casa di Giulietta]]'' a [[Verona]] (opera, non a caso, di Antonio Avena, fratello di Adolfo); ma nella villa vomerese risulta piuttosto inquietante.
 
Il suo aspetto ha dato origine a numerose leggende, secondo le quali la villa sarebbe stregata ed abitata da [[fantasma|fantasmi]]; e ciò ha causato anche il suo utilizzo nelcome [[set (cinema)|set]] [[cinema|cinematografico]], nel film ''[[Giallo napoletano]]'' di [[Sergio Corbucci]], girato nel [[1979]], e in un altro film del [[2005]] *.
 
La villa fu anche sede del comando [[tedesco]] durante l'occupazione [[nazismo|nazista]]. Restaurata alla fine degli [[anni '90]], oggi la parte posteriore, non adibita ad abitazioni private, è sede di cerimonie e matrimoni, ed è chiamata "Corte dei Leoni", rievocando l'abitudine del suo primo proprietario, appassionato di animali esotici, di lasciare leoni liberi di passeggiare nell'atrio.