Marone (martire): differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Marone nacque in un anno imprecisato del [[I secolo]] in una località anch'essa sconosciuta, ipoteticamente identificata nella città di [[Roma]]. Le più antiche notizie che lo riguardano si rintracciano negli ''Acta SS. Nerei et Achillei'': al tempo dell'impero di [[Domiziano]] (81-96), membro della famiglia dei Flavi, viveva anche una cugina dell'imperatore, [[Domitilla]], orfana di padre e di madre. Convertita al Cristianesimo, secondo la leggenda, dai santi [[San Nereo|Nereo]] e [[Sant'Achilleo|Achilleo]], la fanciulla era stata promessa sposa sin da bambina al console Aureliano, il quale era soddisfatto di tale situazione poiché avrebbe così potuto accaparrarsi il patrimonio della giovane orfana.
 
Marone, un affermato cristiano il quale era conosciuto per fama all'interno della famiglia Flavia, affermato cristiano, avvertito della decisione di Domitilla, affiancato dai compagni [[Eutiche]] e [[Vittorino]] le sconsigliò di accettare la proposta di Aureliano. Amareggiato dal rifiuto della giovane, Aureliano supplicò l'imperatore di punirla, oltre che per il suo rifiuto, ma soprattutto per la sua fede cristiana. Domiziano, non potendo condannare a morte la cugina, mutò la sua pena in un [[esilio]] sull'[[isola di Ponza]], durante il quale l'accompagnarono Marone, Eutiche e Vittorino, incaricati dallo stesso Aureliano di convincere la giovane a sposarlo.
 
Nel frattempo a Roma, in seguito all'assassinio di Domiziano nel [[96]], era salito al potere [[Nerva]] (96-98), il quale rivelò una certa tolleranza verso i Cristiani, permettendo il ritorno in patria per tutti gli esiliati per motivi religiosi. Il nobile Aureliano, ottenuto un'importante posizione politica, venne nuovamente designato [[console]], approfittando della sua nuova carica per vendicarsi di Marone, Eutiche e Vittorino, da lui ritenuti responsabili del rifiuto di Domitilla. I tre cristiani vennero condannati ai [[Lavoro forzato|lavori forzati]], ognuno in diversi possedimenti del console: Marone venne relegato a 130 miglia da Roma, sulla [[via Salaria]], con l'ordine di zappare l'intero terreno di proprietà di Aureliano; tuttavia il santo, alternando lavoro alla preghiera, riuscì a convertire al Cristianesimo sempre più pagani e operò numerosi miracoli, finendo con l'essere nominato [[sacerdote]] dai fedeli lì riuniti.
 
=== Prodigi compiuti ===
Nel [[Medioevo]], con l'accrescersi della notorietà del santo, sorsero numerose leggende sul suo conto, probabilmente ispirate ad avvenimenti realmente accaduti. Si racconta infatti che durante la permanenza di Marone sulla via Salaria, eglì compì numerosi prodigi, tra i quali:
* La guarigione del procuratore romano residente a ''Septempeda'', l'attuale [[San Severino Marche]], affetto da una grave manifestazione di [[idropisia]].
* la liberazione di una principessa, figlia del re di [[Urbisaglia]], condannata ad essere divorata da un mostruoso drago emerso dal mare (leggenda senza dubbio ispirata da quella di [[San Giorgio]], anche se ambientata in [[Italia]]).
 
=== Martirio ===
All'alba del II secolo, nell'anno [[100]], il console Aureliano, venuto a conoscenza delle numerose conversioni portate da Marone nei suoi territori, stabilì di farlo morire. Le zone evangelizzate dal santo erano infatti basate sul culto del dio [[Grannus]]