Tremulini: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Crisarco (discussione | contributi)
mNessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 1:
 
{{S|Reggio Calabria}}
 
Line 8 ⟶ 7:
Potrebbe derivare dalla presenza di ''" tre mulini "'' dislocati un tempo nel suo territorio o potrebbe trattarsi di un possibile francesismo, lascito del periodo angioino.
In quest'ultimo caso la voce ''" Trémoulins "'' composta dal prefisso ''" Tré "'' (''oltre, al di là'' nella toponomastica francese) più il sostantivo ''" Moulins "''(''mulini'') indicherebbe località abitata ''"superando ed oltrepassando"'' gli immediati dintorni dove si ergevano tali costruzioni.
 
'''STORIA'''
La più antica testimonianza dell'esistenza del toponimo Borrace è costituita da un atto del notaio reggino Perrone del 1534, in cui si parla di gelsi e vigne posseduti nella contrada 'Burrachi'.. Nel 1600, le notizie sono più numerose. 'Burraci' era tutta quella zona che andava da 'Scavanu' a Sud, fino al torrente annunziata a Nord, e da "La Consolazione' e "Nicoletta' a Est, fino a 'La Greca' a Ovest. Mentre sappiamo bene dove sono il rione Schiavone e la contrada intitolata alla Consolazione, nessuno ricorda più i posti nominati 'Nicoletta" oppure 'La Greca'. Il rione Borrace andava da v. Domenico Romeo al torrente Annunziata e dalla via Eremo-Condera alla via G. De Nava. Includeva, quindi, il torrente Caserta con le numerose case che fiancheggiavano e che meritavano, nell'800, la qualifica di Villaggio Caserta; il torrente Candela, che è la valletta pietrosa oggi trasformata nel Parco Caserta; la contrada Tremulini ed anche il torrente Marianazzo con il suo affluente Vallone Petrara. Fino alla vigilia della sua attuale sistemazione urbanistica, il rione era servito da un paio di strade: la 'Salita Borrace', la 'Via du Maro Gatto", la 'Strada dei Tre Mulini' e la 'Strada Borrace'. Quest'ultima andava trasversalmente, dal villaggio Caserta fino all'Annunziata, mentre la via dei Tre Mulini partiva dal medesimo villaggio per arrivare fino al primo di questi ultimi, che stavano sulla sponda sinistra del torrente, quasi all'altezza del Villaggio Vito . Che questa parte del contado reggino, poi, sia stata sempre abitata, con una ovvia, precisa destinazione agricola, lo rivelano le numerose tombe del IV-III sec. a. C., ritrovate negli anni Venti, allorquando si costruirono le palazzine degli isolati, ma soprattutto nel recinto della Caserma del 20° Reggimento di Fanteria. Tombe modeste, di tavelloni in terracotta, quasi senza corredo funebre. Altre tombe della medesima epoca furono rinvenute mentre si scavava per realizzare il moderno Palazzo del Consiglio Regionale, ma svanirono silenziosamente, in un afoso pomeriggio d'agosto. Per chiudere queste note sul nostro Rione, va, infine, detto, a proposito del Palazzo Regionale, che esso occupa la spalla destra del torrente Caserta: una spalla anomale, dal punto vista geomorfologico, perché non è costituita da una struttura arroccata, come lo è la riva opposta, bensì da un'area pianeggiante, che sembra rappresentare il riempimento plurimillenario di un localizzato sprofondamento del sottosuolo calcareo su cui tutta Reggio poggia.