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La parola [[Lingua araba|araba]] '''Sayyid''' (nel linguaggio parlato talora '''Sayyed''') - {{arabo|ﺳﻴﺪ}} - oggi vuol dire semplicemente "Signore" ed è quindi premesso normalmente al nome di una persona in segno di rispetto più o meno accentuato.
'''Sayyid''' è un termine arabo che significa in età contemporanea ''signore'' ma che in età preislamica significava "oratore".
In tal senso, ad esempio, è usato per i personaggi d'un certo spicco politico e religioso nel mondo arabofono.
 
Nel lontano passato [[Jahiliyya|preislamico]], la parola ''Sayyid'' significava però "oratore"<ref>Si veda [[Carlo Alfonso Nallino]], "Sulla costituzione delle tribù arabe prima dell'islamismo", in: ''Scritti editi e inediti'', 6 voll., Roma, ''Istituto per l'Oriente]], III, 1941, pp. 64-86.</ref> ed era usato per indicare il capo tribù, in grado con la sua facondia oratoria e con la sua memoria delle norme consuetudinarie ( ''adab'' ), di regolamentare pacificamente le controversie eventualmente insorte nel gruppo. <br/>
Il fatto di possedere una riconosciuta capacità oratoria nell'ambito di una società chiusa e limitata come la [[tribù]] comportava che questi fosse in grado di ricordare meglio di possedere la memoria storica del gruppo e, quindi, della sua tradizione che regolamentava il tranquillo vivere sociale. Le capacità dialettiche erano inoltre in grado di disinnescare gli attriti fra i [[clan]], pericolo sempre incombente in una piccola struttura sociale ed economica quale la tribù.
Col passar del tempo gli si è preferito il termine ''shaykh'' (vecchio), sottolineando con maggior forza l'esperienza più che l'arte oratoria.
 
''Sayyid''Nel èperiodo ancheinvece ildel primo ''[[laqabIslam]]'' arabo e di quello più maturo, il termine ha acquisito valori sempre più marcatamente spirituali. È stato quindi usato per indicare chi appartieneappartenga alla famiglia del Profeta (la ''[[Ahl al-Bayt]]''). In particolare esso è usato per identificare la discendenza maschile e femminile di [['Ali ibn Abi Tàlib|'Al&#299; b. Ab&#299; T&#257;lib]] e [[Fatima bint Muhammad|F&#257;tima bt. Muhammad]]. Il primo membro della famiglia del Profeta a cui è stato dato questo appellativo fu H&#257;shim ibn 'Abd Man&#257;f, bisnonno di [[Maometto|Muhammad]]. Egli è denominato ''Sayyid al-Ashrafashraf'' (nel senso di "Primo dei nobili"),<ref>Si vediveda [[sharif|shar&#299;f]]).</ref>) L'epiteto non sembra sulle prime essere riferito ad alcuno al di fuori della ''Ahl al-Bayt''. Già nel XII secolo i discendenti di 'Al&#299; vantavano lo status della ''siy&#257;da'', ovvero della "superiorità". A differenza degli altri paesi islamici, in [[Marocco]] invece di ''Sayyid'' si utilizza il titolo di ''[[Moulay (titolo)|Moulay]]''.
Da entrambe queste doti derivava inevitabilmente il riconoscimento all' "oratore" di precise funzioni ''politiche'' di rappresentanza, senza che questo comportasse il riconoscimento di sue doti militari (riconosciute a un ''ra'&#299;s'') e d'una autorità necessaria a impartire veri e propri comandi ma, con questi limiti, il ''Sayyid'' assumeva in sé i contenuti tipici del capo tribù, ''primus inter pares'', che non poteva logicamente trasmettere in alcun modo il suo ruolo a una sua qualsiasi discendenza di sangue.
Già nel XII secolo i discendenti di 'Al&#299; vantavano lo status della ''siy&#257;da'', ovvero della "signoria". A differenza degli altri paesi islamici, in [[Marocco]] anziché ''Sayyid'' si preferisce utilizzare il titolo di ''[[Moulay (titolo)|Moulay]]''.
 
In alcune occasioni il sostantivo è invece usato come nome proprio. Uno dei personaggi più noti a portarlo è stato l'ideologo più importante dei [[Fratelli Musulmani]], l'[[Egitto|egiziano]] [[Sayyid Qutb]].
Da quanto detto si deduce che la trasformazione del "Sayyid" in un vero e proprio capo tribù in età islamica non fu un fatto automatico e se il più tardo termine ''[[shaykh]]'' (vecchio) conservò la medesima capacità oratoria e di rappresentanza, il termine è passato a indicare in non pochi casi un capo di un gruppo umano a struttura tribale in grado di far ereditare alla sua discendenza la sua autorità di comando.
 
==Note==
''Sayyid'' è anche il ''[[laqab]]'' usato per indicare chi appartiene alla famiglia del Profeta (la ''[[Ahl al-Bayt]]''). In particolare esso è usato per identificare la discendenza maschile e femminile di [['Ali ibn Abi Tàlib|'Al&#299; b. Ab&#299; T&#257;lib]] e [[Fatima bint Muhammad|F&#257;tima bt. Muhammad]]. Il primo membro della famiglia del Profeta a cui è stato dato questo appellativo fu H&#257;shim ibn 'Abd Man&#257;f, bisnonno di [[Maometto|Muhammad]]. Egli è denominato ''Sayyid al-Ashraf'' (nel senso di "Primo dei nobili", vedi [[sharif|shar&#299;f]]). L'epiteto non sembra sulle prime essere riferito ad alcuno al di fuori della ''Ahl al-Bayt''. Già nel XII secolo i discendenti di 'Al&#299; vantavano lo status della ''siy&#257;da'', ovvero della "superiorità". A differenza degli altri paesi islamici, in [[Marocco]] invece di ''Sayyid'' si utilizza il titolo di ''[[Moulay (titolo)|Moulay]]''.
<references/>
 
*[[Età preislamica|Jahiliyya]]
*[[Islam]]
 
==Bibliografia==
*C. A.[[Henri NallinoLammens]], ''SullaLe costituzioneberceau dellede tribùl'Islam. arabe prima dellL'Islamismo'',Arabie in:occidentale ''Raccoltaà dila scrittivieille editide e ineditil'Hégire'', Roma, Pontificio Istituto per l'Oriente, 1939-48Biblico, III1914, pp. 64203-86331.
*J. HenningerChelhod, ''LaIntroduction sociétéà bédouinela ancienne'',sociologie in:de F.l'Islam; Gabrielide (ed.),l’animisme ''L'anticaá società beduinal’universalisme'', RomaParigi, UnivG.-P. di RomaMaisonneuve, 19591958, pp. 8253-8459.
*J. Henninger, "La société bédouine ancienne", in: F. Gabrieli (ed.), ''L'antica società beduina'', Roma, Università di Roma, 1959, pp. 82-84.
 
==Voci correlate==
*[[Età preislamica|Jahiliyya]]
*[[Islam]]
 
[[Categoria:IslamArabia]]
[[Categoria:Onomastica]]
 
[[ar:سيد]]