I giovani arrabbiati: differenze tra le versioni

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|titoloitaliano=I giovani arrabbiati
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Nel febbraio [[1956]], [[Tony Richardson]] aveva contribuito con "[[Momma don't Allow]]", diretto assieme a [[Karel Reisz]] e prodotto dal [[British Film Institute]], a quello che è considerato l'atto fondativo del nuovo movimento cinematografico britannico ([[British New Wave]]): una rassegna di cortometraggi, denominata "[[Free Cinema]]", tenutasi al [[National Film Theatre]] di [[Londra]], in occasione della quale era stato presentato anche una sorta di [[manifesto]] del movimento.<ref>In particolare si affermava la preminenza, nelle priorità degli artisti, dell'attenzione per i temi sociali, rispetto alle questioni di ordine stilistico e formale.</ref>
 
Successivamente, il maggio dello stesso anno, Richardson aveva curato la [[regia teatrale]] di "[[Look Back in Anger]]" di [[John Osborne]], il cui successo contribuì a designare col termine [[Angry Young Men]] ([[Giovani arrabbiati]]) gli esponenti di quel movimento artistico e letterario, sviluppatosi a cavallo della [[Crisi di Suez]] e della nascita della [[New Left]] britannica (conseguente allo strappo da [[Mosca]] dopo i fatti d'[[Ungheria]]), da cui, in campo cinematografico, sarebbe germogliata la [[British New Wave]].
 
Il film anticipa appieno gli elementi della successiva produzione del movimento. Da un lato manca l'attenzione all'innovazione formale e stilistica che avrebbe caratterizzato le [[Nouvelle Vague]] di altri paesi (ad. es. in [[Francia]], in alcune cinematografie dell'[[Est europeo]], o in [[Brasile]]). Rispetto alla precedente tradizione britannica, si può notare una maggiore insistenza e attenzione nelle riprese dal vero, negli esterni (ad. es. nelle scene girate al mercato).
E', invece, nell'"asprezza dei contenuti e della critica alla vita quotidiana" che si riesce a "visualizzare una netta cesura".<ref>Stefano Della Casa, "Cinema inglese del dopoguerra", in "Storia del cinema mondiale" vol.III*, Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino, 2000</ref> Così, nell'attenzione per i temi della [[discriminazione razziale]] (la persecuzione cui è soggetto, anche da parte delle autorità, un commerciante indiano, e nella denuncia delle incomunicabilità e impermeabilità tra le diverse classi sociali.
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
E.Martini, "Free Cinema e dintorni", Torino, 1991