Ān Shìgāo: differenze tra le versioni

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Fu un [[monaco buddhista]] [[Partia|partico]] <ref>Il termine 'partico' viene infatti reso in cinese con i caratteri 安息 (''ānxí'') e deriva dal nome della [[Partia]], ovvero dalla [[Persia]] governata dalla dinastia [[dinastia Arsacide]] (250 a.e.v.-226) che in cinese viene indicata con i caratteri 安息國 (''Ānxí guó''), da qui il cognome sinizzato di Ān Shìgāo, anche se inzialmente il suo nome fu Ān Qīng 安淸.</ref>, [[traduttore]] di testi dal [[sanscrito]] al [[cinese]]. Secondo il ''[[Gāosēng zhuàn]]'' (高僧傳, Biografie di monaci eminenti, [[T.D.]] 2059, conservato nel ''[[Shǐchuánbù]]''), composto da Huijiao in 14 fascicoli nel 519 e contenente la biografia di 257 tra monaci e monache vissuti in Cina tra il 67 e il 519, Ān Shìgāo, fu uno dei possibili pretendenti al trono [[Arsacide]] e per questo inviato come ostaggio presso la corte cinese della [[Dinastia_Han#La_dinastia_degli_Han_Orientali|dinastia Han orientali]]. Giunto, nel 148, nella capitale [[Luoyang]], allora governata dall'imperatore [[Huandi]] (conosciuto anche come ''Liuzhi'', regno: 146-67), vi si stabilì prendendo i voti monastici e avviando l'opera di traduzione in cinese di [[sutra]] buddhisti sia [[mahayana]] che del [[Buddhismo dei Nikaya]]. Sempre il ''[[Gāosēng zhuàn]]'' ci narra che, durante il regno di [[Lingdi]] (conosciuto anche come ''Liuhong'', regno 168-89), Ān Shìgāo risiedette sul [[Monte Lu]] (cin. 廬山, ''Lúshān''), una delle montagne più sacre per il [[Buddhismo cinese]] e per il [[Daoismo]] dove scoprì il vero volto della divinità della montagna che corrispondeva a quella di un [[pitone]] (cin. 蟒 mǎng), frutto della rinascita di un monaco buddhista schiavo della sua collera. Ān Shìgāo rimase in Cina per circa vent'anni. Da notare che 'Anxi' è il nome cinese della Persia (altro nome fu: 波斯 ''Bosi'', dal sanscrito ''Pārasī'') e deriva dal nome della [[dinastia Arsacide]], quindi l'appellativo ''An'' indicava i residenti di origine persiana.
 
== Note ==