Tempio di Giove Appennino: differenze tra le versioni

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==Ritrovamenti==
{{cn|In località "Piaggia dei Bagni", tra l'attuale [[Scheggia e Pascelupo|Scheggia]] e Pontericciòli di [[Cantiano]], venne rinvenuta agli inizi del [[XVIII secolo|Settecento]] un'iscrizione, datata al [[I secolo]], oggi conservata presso il [[Museo lapidario Maffeiano]] di [[Verona]]}}, con dedica a Giove Appennino<ref>Mauro Sarti, ''De Episcopis Eugubinis'', Pisauri 1755, pp. XXIII-XLIV; Antonio Brandimarte, ''Piceno Annonario, ossia Gallia Senonia illustrata'', Roma 1825, pp.152-153: la divinità venne ricollegata al dio [[Liguri|ligure]] ''Peninus'' di cui ci riferisce [[Tito Livio]] (''[[Ab Urbe condita libri|Ab Urbe condita]]'', 31, 38.) in relazione ad un culto sul monte, a sua volta collegato al termine ''pen'', con il significato di "sommità". A questa divinità un'iscrizione dedicatoria attribuisce l'appellativo di "Ottimo Massimo", proprio di Giove, al quale dovette essere assimilato. Al santuario citato dalle fonti vengono attribuite nel testo ottocentesco le rovine allora visibili presso "il castello della Scheggia".</ref>. {{cn|Nello stesso luogo vennero trovate anche altre iscrizioni dedicatorie, bronzetti votivi, [[Moneta|monete]] d'oro, d'argento e, più numerose, in bronzo, rocchi di colonna, frammenti di statue, marmi colorati e un'aquila in metallo di molto pregio come afferma il Calindri (anno 1801) nel suo Saggio Geografico e Storico.}}
 
Il santuario {{citazione necessaria|è stato ritenuto}} il luogo di provenienza delle [[Tavole eugubine]].