Francesco Bracciolini: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Nativo di Pistoia, iniziò a dedicarsi alla scrittura a [[Firenze]]: a [[Milano]] entrò a servizio dell'[[arcivescovo]] [[Federico Borromeo]]; fu poi segretario a [[Roma]] dei [[cardinale|cardinali]] [[Urbano VIII|Maffeo Barberini]] e, dopo l'elezione di questi al soglio pontificio ([[1623]]), di suo nipote [[Antonio Barberini|Antonio]].
Fu anche poeta di corte sempre sotto i Barberini, (una stella minore del sofisticato circolo letterario che attorniava il Papa), e fu l'autore dello schema iconografico del soffitto di Palazzo Barberni (affreschi di [Pietro da Cortona]);sebbene il suo testo non sia stato ancora scoperto, è chiaro che egli aveva inventato un'intricata storia in termini di allegoria, mitologia e concetti emblematici.
 
Nella sua produzione letteraria Bracciolini esprime un temperamento opportunista e tipicamente cortigiano: la sua opera più celebre fu ''lo scherno degli dei'', poema in venti canti in ottava rima, scritto allo scopo di deridere la mitologia [[paganesimo|pagana]], con cui contende ad [[Alessandro Tassoni]] l'invenzione del genere [[Poema eroicomico|eroicomico]].