Veritas Ipsa: differenze tra le versioni

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{{quote|Noi, sebbene indegni, … consideriamo tuttavia che gli stessi indios, in quanto uomini veri quali sono, non solo sono capaci di ricevere la fede cristiana, ma, come ci hanno informato, anelano sommamente la stessa; e, desiderando di rimediare a questi mali con metodi opportuni, facendo ricorso all’autorità apostolica determiniamo e dichiariamo con la presente lettera che detti indios e tutte le genti che in futuro giungeranno alla conoscenza dei cristiani, anche se vivono al di fuori della fede cristiana, possono usare in modo libero e lecito della propria libertà e del dominio delle proprie proprietà; che non devono essere ridotti in servitù e che tutto quello che si è fatto e detto in senso contrario è senza valore; che i detti indios ed altre genti debbono essere invitati ad abbracciare la fede in Cristo a mezzo della predicazione della parola di Dio e con l’esempio di una vita edificante, senza che alcunché possa essere di ostacolo|[[Papa Paolo III|Paolo III]], ''Veritas Ipsa''}}
 
Il divieto di ridurre gli indigeni in schiavitù sarà ripetuto da [[Gregorio XIV]] ([[Cum Sicuti]], [[1591]]), da [[Urbano VIII]] ([[Commissum Nobis]], [[1639]]) e, da [[Benedetto XIV]] ([[Immensa Pastorum]], [[1741]]) e da [[Gregorio XVI]] ([[In Supremo]], [[1839]]).
 
==Collegamenti esterni==