I grandi magazzini: differenze tra le versioni

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Non è dunque casuale che, sciolto il sodalizio con [[Mario Soldati]], egli si avvalga in questo periodo della collaborazione alla [[sceneggiatura]] e come [[aiuto-regista]] di [[Renato Castellani]], una delle prominenti figure del rinnovamento post-bellico.
 
Tutto interno alla concezione artigianale del [[regista]], alla sua visione del cinema come concorso di professionalità diverse, <ref>Simone Bedetti, cit.;</ref> è il ruolo giocato dalla [[scenografia]], affidata a [[Guido Fiorini]], con [[Gastone Medin]] e [[Carlo Enrico Rava]], uno dei grandi [[art director]] del cinema italiano degli anni '30 e '40. Così è per le originali architetture dei grandi magazzini (ponti, ascensori), come per la funzionalità del [[decor]] alla narrazione. Ad esempio i manichini (già richiamati nei titoli di testa), uno dei quali, giocosamente costruito ad imitare le fattezze dell'autista Guido, il protagonista, parandosi improvvisamente dinanzi a Lauretta, la trattiene dal suo proposito suicida, introducendo una nota grottesca nel sapiente dosaggio degli ingredienti, dalla [[pochade]], all'umorismo, all'azione, che caratterizza il film.
 
==La critica==