Sitt al-Mulk: differenze tra le versioni

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Il nome di Sitt al-Mulk era probabilmente Sultana ma ci si riferisce a lei con vari nomi come '''Sayyidat al-Mulk''', '''Sitt al-Kull''', '''al-Sayyida al-Sharīfa''' e '''al-Sitt al-‘Amma'''.
 
Il padre le dona il Piccolo Palazzo, una struttura che includeva quattro ''[[iwan|īwān]]'' con piscina, posizionata proprio di fronte alla principale residenza reale. Il suo palazzo venne abbellito con sculture in legno, alcune delle quali tuttora esistenti e conservate nel [[Museo di Arte Islamica]] (''DarDār al-fununfunūn'') del [[Il Cairo|Cairo]].
 
Quattromila erano le donne che lavoravano per lei; la più famosa era Taqarrub, una premurosa, educata e gentile ragazza, già schiava di al-Sayyida al-‘Aziziyya, la madre di Sitt al-Mulk, ma si devono ricordare anche al-Maliha, una schiava di colore, e ‘Atuf, fondatrice di una divisione armata, detta ''al-atūfiyya'' per l'appunto. Come scorta personale al di fuori delle mura del palazzo, aveva a disposizione un intero squadrone militare, conosciuto come ''al-qaysariyya''.
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Nel 1013 fu ucciso, per ordine dell'Imam al-Hakim, il ''qādi al-qudāt'' (giudice supremo) Malik b. Sa‘īd e la causa sembra fosse Sitt al-Mulk, così come nel caso dell’amputazione delle mani del visir al-Jarjara’i e dell’uccisione di ‘Isa b. Nasturus, il noto [[vizir]]<ref>In realtà il termine usato dai Fatimidi per indicare il massimo collaboratore dell'Imam è ''wāsita''.</ref> cristiano, anch’essi suoi alleati.
 
Per alcuni anni la figura di Sitt al-Mulk sembrò uscire dalla scena per riapparire in veste di protagonista in uno dei più celebri casi dell’intera storia islamica medievale: l’uccisione di al-Hākim. La notte del [[13 febbraio]] [[1021]], quando al-Hākim scompare misteriosamente lasciando pensare ad una sua uccisione, dato il ritrovamento dei suoi vestiti sporchi di sangue, sono molti i motivi che portano a sospettare della sorellastra. FRaFra questi potenziali motivi possono essere ricordate le ricorrenti uccisioni dei suoi alleati e, di conseguenza, la paura per la propria vita, il sempre più stravagante comportamento del fratellastro e la disapprovazione del suo piano di successione. Secondo alcuni storici, la principessa sarebbe stata aiutata dal capo berbero Ibn Dawwas il quale, dopo averlo ucciso, le avrebbe portato il corpo che sarebbe poi stato sotterrato. Ibn Dawwas sarebbe stato pagato, ma in seguito forse ucciso con tutti coloro che in qualche modo erano stati coinvolti nell’omicidio, così da eliminare con loro ogni traccia del crimine.
 
Essendo minorenne l’erede al trono [[al-Zahir (Imam fatimide)|al-Zahir]], Sitt al-Mulk aveva tutto il potere nelle proprie mani: supervisionò pertanto ogni singolo aspetto dell’amministrazione, tanto che nessun tipo di progetto poteva essere intrapreso senza la sua autorizzazione. Abolì molte delle restrizioni imposte dal fratellastro, permise alle donne di indossare gioielli, rese lecito il bere vino e l’ascoltare e suonare musica, riformò il sistema fiscale e ridistribuì terre e proprietà confiscate da al-Hākim, soprattutto ai cristiani; perseguitò i [[drusi]] fino alla loro completa espulsione dall’Egitto, in quanto- convinti assertori divinizzazione dell'Imam [[Fatimidi|fatimida]] al-Hākim, credendoconvinti nellnel ritorno dello stesso Imām - fino alla loro completa espulsione dall’Egitto.
 
Sitt al-Mulk morì di [[dissenteria]] il [[5 febbraio]] [[1023]] all’età di 52 anni, in circostanze non del tutto chiare.