John Stuart Mill: differenze tra le versioni

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Nel celebre saggio "''Sulla libertà''" Mill muove dalla preoccupazione di [[Alexis de Tocqueville|Tocqueville]], per cui la [[democrazia]] porterebbe progressivamente ad uniformare le masse, sopprimendo ogni originalità dell'individuo. Egli si schiera dunque a favore della [[libertà]], sempre e comunque, sostenendo che un individuo è libero di raggiungere la propria felicità come crede e nessuno può costringerlo a fare qualcosa con la motivazione che è meglio per lui, ma potrà al massimo consigliarlo; l'unico caso in cui si può interferire sulla libertà d'azione è quando la libertà di uno provochi danno a qualcun altro, solo ed unicamente in questo caso l'umanità è giustificata ad agire allo scopo di proteggersi. In tal senso lo Stato è giustificato ad inidirizzare la vita degli individui solo quando il comportamento di uno di essi può danneggiare gli altri. Solo in tal caso potrebbe essere giustificabile la limitazione della libertà dei cittadini da parte dello Stato.
 
{{quote|Se tutti gli uomini, meno uno, avessero la stessa opinione, non avrebbero diritto di far tacere quell'unico individuo più di quanto ne avrebbe lui di far tacere, avendone il potere, l'intera umanità.}}
 
Molto importanti sono anche le argomentazioni con cui Mill sostiene la sua tesi; impedire l'espressione di un'opinione è sempre e comunque un crimine: infatti se l'opinione è giusta, coloro che ne dissentono vengono privati della verità; ma anche nel caso in cui essa sia sbagliata, coloro che ne dissentono sarebbe privati di un beneficio ancora più grande, quello di veder rafforzata la verità medesima per confronto con l'errore.