Universale: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Aggiunto Template "cita libro" e link interni
Riga 1:
'''Universale''', dal latino ''universalem'' (in greco ''kathólou''), composto da ''universum'', l'universo, il tutto, l'interezza e dal suffisso ''–alem'', usato per indicare 'che appartiene', è una parola che sta a significare nel senso più generale:
*:''ciò che appartiene in comune agli esseri di un insieme omogeneo'', <br/>o più specificatamente:
:*il [[Genere (scienze sociali)|genere]] - ''ghenos'' - (ad esempio mammifero) rispetto alla specie (per esesempio: uomo, cavallo, cane, ecc.)
:oppure in senso metafisico:
:*l'[[essenza (filosofia)|essenza]] - ''eidos'', ''ousia'', ''idea'' - come caratteristica inscindibile da una molteplicità di esseri (per esesempio: razionale rispetto agli uomini).
 
==La ricerca dell'universale==
===Socrate===
L'origine del problema filosofico dell'universale secondo alcuni storici della filosofia<ref> Secondo altri interpreti del pensiero [[Socrate|socratico]], come [[Gabriele Giannantoni]], in realtà il dialogo socratico non ha come obiettivo la definizione dell'universale, così come intende [[Aristotele]] la maieutica, ma quello di portare l'interlocutore alla confessione della propria ignoranza, di sapere di non sapere.</ref> va rintracciato nella [[maieutica]] socratica con cui il filosofo greco attraverso il continuo domandare ("che cos'è", in greco: ''ti estì'') all'interlocutore quale fosse la definizione dell'argomento del [[dialogo]] (che cos'è la sapienza, la virtù, ecc.) mirava a cercare l'essenza universale per cui tutte le cose o azioni simili appartengono a una comune natura.
 
===Aristotele===
Line 13 ⟶ 14:
[[Aristotele]] vide nel dialogo socratico il tentativo di arrivare a quel procedimento [[induzione|induttivo]] attraverso il quale si astrae dalle cose ciò che esse hanno in comune e mettendo da parte le diversità si trova in questo modo ciò che le caratterizza per quello che esse sono.
 
Sia i [[cinismo|cinici]] che [[Platone]] obiettarono al procedimento [[astrazione|astrattivo]] aristotelico che non si possono inviduareindiduare i particolari di una cosa (le orecchie, la criniera, la coda ad esempio di un cavallo) se questi non sono già riconosciuti come ''quei'' particolari che fanno parte di un insieme omogeneo (il cavallo). Tu già sai che quegli elementi (orecchie, criniera, ecc.) appartengono tutt'insieme, fanno parte essenziale della cosa (cavallo). Si potranno cioè identificare gli elementi essenziali (orecchie, ecc.), scartando quelli contingenti (ad esempio il colore), per rapportarli alla cosa (al cavallo) solo se ''preventivamente'' si conosce ciò che quei particolari hanno in comune cioè la loro universale essenza.
 
In questo modo si poneva per la prima volta il problema della questione ''[[ontologia|ontologica]]'' dell'universale che esisterebbe nelle sue determinazioni universali (cavallo con orecchie, coda, criniera, ecc.) ''prima'' che esso assuma le sue connotazioni [[contingenza (filosofia)|contingenti]] (colore, ecc.).
 
====La questione ontologica dell'universale====
Aristotele pensava di risolvere il problema affermando che l'universale (o [[concetto]]) è ciò che si attribuisce, si predica ''per natura'' nei confronti di una pluralità di [[ente|enti]]; per natura, nel senso che la caratteristica dell'universalità deve necessariamente coincidere con l<nowiki>' </nowiki>''essenza'' degli enti che si considerano e non con qualche loro caratteristica contingente, che può esserci o non esserci.
 
Ad esempio il fatto che la somma degli angoli interni di un triangolo sia equivalente a 180 gradi, a due angoli retti, noi lo riscontreremo in tutti i triangoli perché questa caratteristica appartiene ''per natura'' all'essenza (''ousia'') stessa del triangolo, se cioè la figura geometrica non realizzasse questa caratteristica (angoli interni uguale a due retti) il triangolo non esisterebbe. (''Analitici posteriori'', 73''b'' 31) </br>
Quindi, poiché questa (degli angoli interni, ecc.) è una determinazione ''universale'' che coincide con l<nowiki>' </nowiki>''essenza'' stessa (del triangolo) allora noi possiamo applicarla ad ogni altro ente particolare (ai più diversi triangoli). Tutti i più diversi triangoli avranno come ''universale'' la caratteristica che gli angoli interni equivalgono a due retti. (ibid. 74''a'' 25 sgg.)
 
Per Aristotele allora la [[scienza]] è sempre scienza dell'universale, essa non considera i particolari ma solo le caratteristiche universali che si rifanno all'essenza-[[sostanza (filosofia)|sostanza]],<ref> Per semplicità qui si parla indifferentemente di sostanza ed essenza in Aristotele che in effetti egli sottilmente distingue in quattro diverse particolarità che sono:
*I) il [[Soggetto (filosofia)|soggetto]] o ''sostrato materiale'' (l'''hypokeimenon'');
*II) il ''genere'' (''ghenos'');
*III) l<nowiki>' </nowiki>''universale'' (''kathòlou'');
*IV) l<nowiki>' </nowiki>''[[essenza]]'' (''ti estì'').
Per Aristotele è appunto l'essenza la sostanza in senso proprio, o [[specie]] formale [[immanenza|immanente]] in ogni individuo che come sostanza–essenza è altresì ''sinolo'', unione indissolubile di [[materia]] e [[forma]].</ref>, fondamento ontologico, della cosa studiata.
 
Ma cos'è la sostanza per Aristotele? Egli dice che non va intesa nella sua singola realtà materiale e potenziale ma che essa è forma in atto o meglio ''sinolo'' unione indissolubile di forma e materia. La nostra capacità cioè di conoscere ad esempio l'universale triangolo nella più svariate configurazioni triangolari per Aristotele dipende dal fatto che il nostro intelletto è capace di indentificareidentificare ciò che c'è di essenziale (forma) in quelle figure e trascurare gli aspetti accidentali (materia). Il nostro intelletto cioè ha la capacità di tradurre in [[atto]], cogliere la forma geometrica, che è presente in [[potenza]] nella materialità di quelle figure.
 
====L'universale nostra ''produzione'' o realtà ontologica?====
Quindi appartiene all'attività dell'[[intelletto]] la capacità ''logica'' di cogliere l'universale che a questo punto sarebbe solo una realizzazione logica. Ma, e qui risalta l'ambiguità del pensiero aristotelico, se noi possiamo elaborare , ''produrre'' l'universale questo è possibile perché tutti i concetti, gli universali che noi ricaviamo dall'esperienza sensibile in cui sono contenuti in potenza, sono presenti ''ab aeterno'', da sempre, nella mente di Dio in atto.
 
Quella forma geometrica del triangolo che io ricavo dagli oggetti triangolari con un passaggio dalla conoscenza potenziale a conoscenza in atto, è già in atto, è una verità realizzata già nella mente di Dio.<ref> Questo risponde alla regola generale aristotelica per cui ogni passaggio dalla potenza (dall'uovo) all'atto (alla gallina) presuppone un essere già in atto (la gallina che fa le uova).</ref> Allora l'universale è una nostra produzione intellettuale o una realtà nella mente di Dio?
 
==La scolastica==
{{Vedi anche|Disputa sugli universali|Nominalismo|Realismo|Concettualismo}}
La [[scolastica]] [[medioevo|medioevale]] tentò di chiarire quanto Aristotele aveva lasciato non risolto iniziando quel dibattito filosofico che fu chiamato [[Disputa sugli universali]] da cui si originarono le concezioni contrapposte del pensiero moderno rappresentate dal [[nominalismo]] per cui gli universali ricavati con il procedimento razionale dell'astrazione sono semplicemente [[simbolo|simboli]], [[nome|nomi]] delle cose e dal [[realismo]] per il quale gli universali, esistono per loro conto, sono il riflesso nelle cose e nell'interiorità dell'anima dell'uomo di quelle idee reali con cui Dio ha creato l'universo.
Una terza posizione era infine quella del [[concettualismo]] secondo la quale gli universali non hanno una realtà per stante, ma non sono neppure dei semplici nomi ma piuttosto delle formazioni autonome del nostro intelletto, esistono come processi mentali.
 
==Kant==
Line 47 ⟶ 48:
L'universale, il concetto quindi avrebbe la caratteristica di essere [[trascendenza|trascendente]] la realtà essendo ''[[a priori]]'', precedente la realtà e nello stesso tempo [[immanenza|immanente]], in quanto diviene vivo e operante solo entrando nella realtà [[fenomeno|fenomenica]].
 
Rimane, a detta dei critici della filosofia., però la sostanziale formalità e astrattezza dell'universale kantiano che si ''applica'' ai dati materiali ma questi gli preesistono, esistono per loro conto. Si potrebbe in questo senso inquadrare la soluzione kantiana nell'ambito del nominalismo scolastico per cui l'universale è un astratto operare del nostro intelletto, un puro e semplice nome negando l'oggettività dello spazio e del tempo.
 
==L'idealismo hegeliano==
Nella soluzione [[hegel]]iana in termine universale viene sostituito da quello dell<nowiki>' </nowiki>[[assoluto]], espressione di un pensiero che pensa e crea. Il pensiero è cioè un'attività progressiva e infinita che nel produrre se stessa produce anche l'universale, il concetto (''Enciclopedia delle scienze filosofiche'', par. 20) che non è una mera astrazione dell'intelletto ma è l'attività di una ragione reale (o [[spirito]] infinito) che vive e fa tutt'uno con la realtà dialettica. ''Tutto ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale''.
 
[[James Hutchison Stirling|J. H.Stirling Stirling]]<ref>[[:en:James_Hutchison_Stirling|cfr. in Wikipedia inglese]] e [[:en:The_Secret_of_Hegel| ''Il segreto di Hegel'']] </ref> riferendosi ad Hegel parlò di ''universale concreto'': «''Come Aristotele, aiutato da Platone, ha reso esplicito l'universale astratto che era implicito in Socrate, così Hegel, aiutato da [[Johann Gottlieb Fichte|Fichte]] e [[Friedrich Schelling|Schelling]], ha reso esplicito l'universale concreto che era implicito in Kant''» (J. H. Stirling, ''Il segreto di Hegel'', Prefazione).
 
==Neoidealismo==
L<nowiki>' </nowiki>''universale concreto'' è stato ripreso da [[Benedetto Croce]] che lo ha storicizzato, considerandolo nella concretezza storica: l'universale, lo spirito vive, opera e progredisce nella realtà storica. Al contrario quelli che la scienza ritiene siano universali, concetti non sono altro che falsi, pseudoconcetti validi tutt'al più come classificazioni utilitaristiche (''Logica'', I, 3).
 
Quasi sullo stesso piano la concezione di [[Giovanni Gentile]] per il quale l'universale non è una mera astrazione nei confronti dei concreti particolari ma è «''quella universalità concreta che è unità di parte e tutto: la parte nel tutto e il tutto nella parte.''» (''[[Sistema di logica come teoria del conoscere|Sistema di Logica]]'', par. 6).</br>
Questa unità la realizza il pensiero stesso che rende vivo ogni concreto contenuto riattualizzandolo al suo interno come una sua proprietà ideale, come un proprio ''pensato''.
 
==La filosofia contemporanea==
Per i sottintesi metafisici la filosofia contemporanea ha rifiutato la concezione dell'universale concreto preferendo fare riferientoriferimento alla ''prassi'' ([[marxismo]], [[pragmatismo]]) come fonte di riferimento di quei significati e valori riconosciuti dalla collettività umana e in questo senso ''universali''.
 
Il problema dell'universale astratto è oggi trattato soprattutto sotto l'aspetto logico sia dal punto di vista formale (sintattica), sia da quello logico-linguistico ([[semiotica]]), sia dal suo uso concreto ([[pragmatica]]) in particolare nella [[teoria dei giochi]] di [[Wittgenstein]].
 
== Universale ''a posteriori'' ed epistemologia contemporanea ==
 
Nella recente ricerca [[epistemologia|epistemologica]] è apparsa una nuova concezione dell'universale, principalmente per opera di autori come David Malet Armstrong e M. Tooley. La nozione di universale presentata da questi autori si distingue completamente da quella classica e anche da quella emersa con il [[romanticismo]], per il fatto che l'Universale, pur mantenendo alcune delle caratteristiche normalmente attribuite al concetto, ha un carattere rigorosamente ''[[a posteriori]]''. In questa concezione l'esistenza dell'universale è del tutto indipendente da noi, in quanto soggetti che conosciamo, e denota il suo carattere di oggetto assoluto. In altre parole non è dato sapere a priori quali sono gli universali. Anzi, Armstrong propone addirittura il cosiddetto "''Irish principle''" secondo cui «se si riesce a dimostrare ''[[a priori]]'' che qualcosa cade sotto un certo predicato P, allora non esiste alcun universale corrispondente al predicato P». La nozione di universale ''a posteriori'' è stata particolarmente usata in relazione al concetto di "Legge di natura".
== Universale "a posteriori" ed epistemologia contemporanea ==
Nella recente ricerca [[epistemologia|epistemologica]] è apparsa una nuova concezione dell'universale, principalmente per opera di autori come David Malet Armstrong e M. Tooley. La nozione di universale presentata da questi autori si distingue completamente da quella classica e anche da quella emersa con il [[romanticismo]], per il fatto che l'Universale, pur mantenendo alcune delle caratteristiche normalmente attribuite al concetto, ha un carattere rigorosamente "a posteriori". In questa concezione l'esistenza dell'universale è del tutto indipendente da noi, in quanto soggetti che conosciamo, e denota il suo carattere di oggetto assoluto. In altre parole non è dato sapere a priori quali sono gli universali. Anzi, Armstrong propone addirittura il cosiddetto "Irish principle" secondo cui «se si riesce a dimostrare [[a priori]] che qualcosa cade sotto un certo predicato P, allora non esiste alcun universale corrispondente al predicato P». La nozione di universale a posteriore è stata particolarmente usata in relazione al concetto di "Legge di natura".
 
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==
*{{cita libro
*''Metafisica'', a cura di C. A. Viano, [[Torino]], [[2005]] ISBN 88-02-07171-3
|autore= Aristotele
*[[Gabriele Giannantoni|G. Giannantoni]] "La Ricerca Filosofica", 3 vol., Torino, 1985
|wkautore= Aristotele
*Aristotele: la metafisica / G. Giannantoni, W. Kullmann, E. Lledò. - [Roma] : Rai Trade, [2006?]. - 1 DVD (62 min.)
|coautori=
*Aristotele teoretico. - Roma : Istituto della enciclopedia italiana, 1993. -.: Aristotele teoretico, di [[Giovanni Reale]]. -: Aristotele teoretico: interviste a Gabriele Giannantoni, Andreas Kamp, Wolfang Kullmann, Emilio Lledó.
|curatore= [[Carlo Augusto Viano]]
*Che cosa ha veramente detto Socrate / G. Giannantoni. - Roma : Ubaldini, [1971].
|titolo= La metafisica
*W. Jaeger, ''Aristotele'', [[Firenze]], [[1935]]
|edizione=
*[[Alberto Jori|A. Jori]], ''Aristotele'', Milano, [[2003]] ISBN 88-424-9737-1
|anno= 2005
*E. Berti, ''La filosofia del primo Aristotele'', [[Padova]], [[1962]]
|annooriginale=
*W. Leszl, ''Il «De Ideis» di Aristotele e la teoria platonica delle idee'', Firenze, [[1975]] ISBN 88-222-2204-6
|editore= UTET
Universals and scientific realism, di D.M.Armstrong, Cambridge [1978], Cambridge university Press
|città= Torino
|id= ISBN 88-02-07171-3
|doi =
|pagine= pp. 788
|cid=
}}
*{{cita libro
|cognome= Giannantoni
|nome= Gabriele
|wkautore= Gabriele Giannantoni
|coautori=
|curatore=
|altri= 3 volumi. Vol. 1: Le forme classiche, pp. VIII, 551. Vol. 2: La razionalità moderna, pp. VIII, 643. Vol. 3: Le filosofie e le scienze contemporanee, pp. VIII, 816
|titolo= La ricerca filosofica: storia e testi
|edizione=
|anno= 1985
|annooriginale=
|editore= Loescher
|città= Torino
|id=
|doi =
|pagine=
|cid=
}}
*{{cita libro
|autore=
|wkautore=
|coautori=
|curatore= Gabriele Giannantoni, Wolfgang Kullmann, Emilio Lledó
|altri= 1 DVD (62 minuti)
|titolo= Aristotele: la metafisica
|edizione=
|anno= 2006?
|annooriginale=
|editore= Rai Trade
|città= Roma
|id=
|doi =
|cid=
}}
*{{cita libro
|altri= Contenitore con un volume (''Aristotele teoretico'' di Giovanni Reale) e una videocassetta (''Aristotele teoretico: interviste a Gabriele Giannantoni, Andreas Kamp, Wolfang Kullmann, Emilio Lledó'')
|titolo= Aristotele teoretico
|edizione=
|anno= 1993
|annooriginale=
|editore= Istituto della enciclopedia italiana
|città= Roma
|lingua=
|id=
|doi =
|pagine=
|cid=
}}
*{{cita libro
|cognome= Giannantoni
|nome= Gabriele
|wkautore= Gabriele Giannantoni
|coautori=
|curatore=
|altri= collana: ''Che cosa hanno veramente detto'', 34
|titolo= Che cosa ha veramente detto Socrate
|edizione=
|anno=
|annooriginale=1971
|editore= Ubaldini
|città= Roma
|id=
|doi =
|pagine= pp. 210
|cid=
}}
*{{cita libro
|cognome= Jaeger
|nome= Werner
|wkautore= Werner Jaeger
|coautori=
|curatore= [[Guido Calogero]]
|altri=collana: ''Il pensiero storico''; traduzione di: ''Aristoteles; Grundlegung einer Geschichte seiner Entwicklung'' (1923)
|titolo= Aristotele; prime linee di una storia della sua evoluzione spirituale
|edizione=
|anno=
|annooriginale=1935
|editore= La Nuova Italia
|città= Firenze
|id=
|doi =
|pagine= pp. IX, 628
|cid=
}}
*{{cita libro
|cognome= Jori
|nome= Alberto
|wkautore= Alberto Jori
|coautori=
|curatore=
|altri= collana:'' Sintesi''
|titolo= Aristotele
|edizione=
|anno=
|annooriginale=
|editore= Bruno Mondadori
|città= Milano
|id= ISBN 88-424-9737-1
|doi =
|pagine=pp. 561
|cid=
}}
*{{cita libro
|cognome= Berti
|nome= Enrico
|wkautore= Enrico Berti
|coautori=
|curatore=
|altri=collana: ''Pubblicazioni della Facolta di lettere e filosofia, Universita di Padova'', 38
|titolo= La filosofia del primo Aristotele
|edizione=
|anno= 1962
|annooriginale=
|editore= CEDAM
|città= Padova
|id=
|doi =
|pagine= pp. 590
|cid=
}}
*{{cita libro
|cognome= Leszl
|nome= Walter
|wkautore=
|coautori=
|curatore=
|altri= edizione critica del testo a cura di Dieter Harlfinger, collana: ''Studi'', 40
|titolo= Il "De ideis" di Aristotele e la teoria platonica delle idee
|edizione=
|anno= 1975
|annooriginale=
|editore= [[Leo S. Olschki|Leo S. Olschki]]
|città= Firenze
|id= ISBN 88-222-2204-0
|doi =
|pagine= pp. 359
|cid=
}}
*{{cita libro
|cognome= Armstrong
|nome= David Malet
|wkautore=
|coautori=
|curatore=
|altri= due volumi
|titolo= Universals and scientific realism
|edizione=
|anno= 1981
|annooriginale=
|editore= Cambridge University Press
|città= Cambridge
|lingua= inglese
|id= ISBN 052128032X
|doi =
|pagine= pp. 200
|cid=
}}<br/>[http://books.google.it/books?id=E7o8AAAAIAAJ&printsec=frontcover&source=gbs_navlinks_s Anteprima limitata del vol. 2 su Google Libri]
 
==Voci correlate==