Bruno Schulz: differenze tra le versioni

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nato in Galizia, allora in [[Austria]], oggi [[Ucraina]], in una famiglia di [[ebrei]].
==Biografia==
Nel [[1914]] si iscrive al [[Politecnico]] di [[Leopoli]], ma interrompe gli studi a causa della guerra. Nel [[1917]] si trasferisce a [[Vienna]] per riprendere gli studi di architettura, senza riuscirvi. Tornato nella sua città natale in [[Galizia (Europa Centrale)|Galizia]], si dedica al disegno e alla letteratura, e svolge il ruolo di insegnante di disegno al ginnasio. Tra il [[1920]] e il [[1922]] crea una cartella di incisioni, ''XiegaXięga BalwochwalczaBałwochwalcza'' (in italiano ''Il libro idolatrico''),le quali ricalcano il tema simbolista della donna fatale e dominatrice,e in cui si possono scorgere vari autoritratti in pose idolatriche dello stesso Schultz. Nel [[1937]] scrive due brevi raccolte di racconti, ''Le botteghe color cannella'' e ''Il sanatorio all'insegna della clessidra'', quest'ultimo con le illustrazioni realizzate da lui; queste opere interessarono gli esponenti più moderni della cultura polacca di quel periodo, [[Stanisław Ignacy Witkiewicz]] e [[Witold Gombrowicz]], di cui divenne amico. Nel [[1938]] pubblica il racconto ''Kometa'' (''La cometa'') e inizia a scrivere il romanzo ''Mesjasz'' (''Il Messia''), incominciato nel [[1934]], ma che andrà perso. Pubblicate nel [[1975]] invece, le ''Lettere perdute e frammenti'' ed alcuni schizzi critici. Tradusse in polacco "Il processo" di [[Franz Kafka|Kafka]], di cui fu sicuramente il narratore europeo più affine alla sua sensibilità. Di famiglia [[ebreo|ebraica]], nel [[1941]] fu relegato in un [[ghetto]]. Il 19 novembre del [[1942]] fu ucciso per la strada da un soldato della [[Gestapo]]. Il suo corpo non fu più ritrovato.
 
{{quote|Lo spazio del negozio si ampliava nel panorama di un paesaggio autunnale, pieno di laghi e di lontananze […] E in basso, ai piedi di quel Sinai sorto dalla collera di mio padre, il popolo gesticolava, imprecava, adorava Baal e contrattava. Affondavano le mani dentro le pieghe morbide, si drappeggiavano delle stoffe colorate, si avvolgevano in dòmini e mantelli improvvisati, e parlavano confusamente e senza posa.|Bruno Schulz}}