Venere esquilina: differenze tra le versioni

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Rappresenta una donna nell'atto di legarsi i capelli (le dita della mano sinistra si conservano sui capelli raccolti, mentre le braccia, sollevate, sono perdute) prima di immergersi nel bagno. La figura è nuda ad eccezione dei sandali e la scultura si appoggia ad un sostegno che raffigura un vaso intorno al quale si arrotola un [[cobra]], sul quale è poggiato un panno.
 
Interpretata al momento della scoperta come [[Venere (divinità)|Venere]]-[[Iside]], più recentemente si è ritenuto che si trattasse di una raffigurazione di [[Cleopatra VII|Cleopatra]], databile nella seconda metà del [[I secolo a.C.]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/ottobre/28/Venere_Cleopatra__co_10_9410285037.shtml Arrigo Pecchioli ''È Venere o Cleopatra''], con risposta di [[Paolo Moreno]]], articolo sul ''[[Corriere della Sera]]'' del 28 ottobre 1994, p.50. L'articolo menziona la pubblicazione per alcuni versi anticipatrice di Licinio Glori, dal titolo ''Cleopatra "Venere Esquilina"'', pubblicata da Carlo Bestetti editore, nel 1955.</ref>. Secondo questa tesi il cobra raffigurato sul vaso rappresenterebbe l<nowiki>'</nowiki>''ureus'', simbolo della regalità [[Antico Egitto|egizia]].
 
La statua, di creazione romana, rielabora per il volto e la capigliatura modelli di [[Scultura greca#Periodo severo|stile severo]], mentre per il corpo riprende modelli ellenistici e in particolare l'iconografia della ''[[Afrodite Anadiomene]]''<ref>Ch. Häuber, "Venere Esquilina" (scheda), in Maddalena Cima, [[Eugenio La Rocca]], ''Le tranquille dimore degli dei'' (catalogo mostra), Marsilio editore, Roma 1986, pp.79-82.</ref>.