Carlo Amati: differenze tra le versioni

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|Epoca2 = 1800
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , esponente del [[architettura neoclassica|Neoclassicismo]]
}}
 
==Esordi==
Studi all'[[Accademia di Brera]], ove ebbe come insegnanti l'abate [[Giuseppe Parini|Parini]] (assunto per preparare gli allievi alla conoscenza delle storie mitologiche e delle allegorie, poi promosso sovrintendente), l'architetto di origine viennese [[Leopoldo Pollak|PollakPollack]] e [[Giacomo Albertolli]] (il fratello di [[Giocondo Albertolli|Giocondo]]), docente di architettura.
Amati fu assistente tanto dell'[[Giacomo Albertolli|Albertolli]] (sino alla sua morte nel [[1805]]), quando del successore, l'abate [[Giuseppe Zanoja|Zanoja]], cui successe nel [[1817]]: quivi si fece una fama quale studioso di [[Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio]]. Ebbe come studente, fra gli altri, il grande architetto neoclassico [[Giacomo Moraglia]].
 
==Rassegna delle opere==
La sua prima realizzazione ricordata fu, nel [[1808]], il monumentale pulpito del [[Duomo di Monza]], eseguita in legno, di pianta semicircolare e decorata con quattro telamoni raffiuguranti i quattro dottori della Chiesa latina (San Gerolamo, Sant’Agostino, Sant’Ambrogio, San Gregorio Magno). Nel [[1810]] realizzò il [[Teatro Sociale (Monza)|Teatro Sociale]] di [[Monza]], che sostituiva il precedente [[Teatro Arciducale]] del [[Giuseppe Piermarini|Piermarini]], compeltato nel [[1777]] ma, nel frattempo, distrutto da un incendio (se ne interessò anche il [[Luigi Canonica|Canonica]]). Nel [[1812]] ebbe da [[Luigi Durini]] incarico di rifare gli interni della villa ‘LaLa Cazzola’Cazzola di [[Arcore]] e di realizzare un pronao con due robuste colonne reggenti un sovrastante balcone, ad inquadrare il portone mediano di ingresso.
 
Contemporaneamente lavorava, insieme al suo maestro l'abate [[Giuseppe Zanoja|Zanoja]], al [[progetto definitivo]] della facciata del [[Duomo di Milano|Duomo]], terminata nel [[1813]] per volere di [[Napoleone I di FranciaBonaparte|Napoleone]].
 
Realizzò, poi, la chiesa di [[Casatenovo]] ([[1808]]-[[1815|15]]), la facciata della chiesa di [[Brivio]], l'arco del ponte sul Ticino verso [[Pavia]] ([[1822]]), la cappella delle Grazie nell'ospedale di [[Monza]]. Nel [[1823]] partecipò, senza successo, al secondo concorso per la [[Chiesachiesa di Sant'Antonio (Trieste)|chiesa di Sant'Antonio Taumaturgo]] di [[Trieste]], realizzata, in perfetto stile neoclassico, dalda [[Pietro Nobile|Nobile]].
 
Nel [[1828]] disegnò la [[chiesa di [[San Carlo al Corso (Milano)|San Carlo al Corso]], ispirata al [[Pantheon (Roma)|Pantheon]] di [[Roma]], che realizzò dal [[1836]] al [[1847]]. Quivi lavorò con lo scultore [[Pompeo Marchesi]], il più celebre artista di questo tardo neoclassico (che lo ritrasse in un busto oggi conservato alla [[Galleria d'Arte Moderna di Milano|GAM]]) ma, soprattutto, collega all'[[Accademia di belle arti di Brera|Accademia di Brera]].
 
Amati ebbe poi incarico di riparare la Basilica[[basilica di [[Sant'Angelo Lodigiano]] danneggiata, il [[21 luglio]] [[1826]], da un fulmine che aveva colpito la torre campanaria, curando la modifica della cupola [[Architettura barocca|barocca]] (ove vennero inseriti ai quattro quadranti di orologio) e la costruzione del terrazzo delle statue, l'elevazione del campanile, sulla cui sommità pose una statua ''[[Arcangelo Michele|San Michele Arcangelo]]'' (opera deldi [[Enrico Butti|Butti]], in marmo di [[Viggiù]]).
 
[[Immagine:3501c - Milano - San Carlo al Corso - Foto Giovanni Dall'Orto 22-Jun-2007.jpg|thumb|right|200px|Facciata di San Carlo al Corso, a Milano]]
 
==Impostazione artistica e critica==
La facciata del [[Duomo di Milano]] è l'unico suo esempio di opera [[Architettura neogotica|neogotica]]. Ma, in effetti, si tratta di una facciata in stile, ossia conforme alle linee gotiche originarie. In tal senso, essa non deve essere interpretata come una indecisione stilistica. Per il resto della sua opera, infatti, l'Amati fu sempre fedele ideatore di una linea architettonica strettamente neo-classicaneoclassica.
 
Fu autore prolifico, erudito ma, soprattutto, accademico, attraverso la pubblicazione di genere archeologico e artistico, corredati d'incisioni in rame da lui stesso in gran parte eseguite. Nel [[1802]] pubblicò “Regole''Regole del chiar-oscuro in architettura”architettura'', nel [[1805]] “Gli''Gli ordini di architettura del [[Jacopo Barozzi da Vignola]]'', nel [[1809]] “Il''Il Duomo di Milano”Milano'', nel [[1821]] “Antichita''Antichita di Milano esistenti presso S. Lorenzo”Lorenzo'' e “Antichita''Antichita di Milano”Milano'', nel [[1825]] “Memoria''Memoria sullo stato dell'architettura nel Medio Evo”Evo'', nel [[1830]] “Dell''Dell'architettura di Marco Vitruvio Pollione”Pollione''.
 
==Bibliografia==
Presso l'Università degli Studi di Firenze è depositato un CD-ROM che riporta per intero il ricco ‘Fondo"Fondo Amati’Amati", del Civico Gabinetto dei Disegni del [[Castello Sforzesco di Milano]].
 
== Altri progetti ==