Giustiniano Nicolucci: differenze tra le versioni
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Nato da famiglia benestante, Giustiniano Nicolucci studiò al [[Collegio Tulliano]] di [[Arpino]] e poi si trasferì a [[Napoli]]. Nel primo [[Università di Napoli Federico II|ateneo partenopeo]] si laureò in [[medicina]] nel [[1845]]. Accantonato l’interesse per la [[fisiologia]], campo nel quale inizialmente impartì lezioni private, decise di tornare nella cittadina natale per esercitare la professione di medico.
Anche ad Isola del Liri continuò a studiare e a compiere ricerche, spostando tuttavia, con decisione, il suo interesse verso l’antropologia. Così, dopo un viaggio in Europa ([[1852]]), attraverso il quale
Con l’[[Unificazione d'Italia|Unità]] Nicolucci si candidò e venne eletto [[deputato]] del [[Regno d'Italia]], sedendo sui banchi di [[Montecitorio]] sino al [[1865]], quando perse l’elezione nel collegio di [[Pontecorvo]]. Nel frattempo, però, aveva spostato le sue ricerche anche verso l’[[archeologia]], pubblicando saggi su alcuni ritrovamenti litici nell’[[Italia meridionale]]<ref>Cfr., tra i vari contributi del Nicolucci, i seguenti studi: ''Di alcune armi ed utensili in pietra rinvenuti nelle provincie meridionali dell'Italia e delle popolazioni ne' tempi antestorici della penisola italiana'', Stamp. del Fibreno, Napoli 1863; ''Brevi cenni su gli oggetti preistorici dell’età della pietra rinvenuti nella provincia di Terra di lavoro e conservati nella di lui collezione paleo-etnologia'', s.e., Napoli 1870; ''Nuove scoperte preistoriche nelle provincie napoletane'', Tip. dell’Accademia delle Scienze, Napoli 1876.</ref>. Del resto, le testimonianze archeologiche erano indispensabili per sostenere i suoi esami sui crani e, di conseguenza, l'interpretazione alla base della catalogazione degli esseri umani. In tal senso, tra il [[1867]] e il [[1873]], Nicolucci pubblicò tre importanti studi relativi, rispettivamente, all’antropologia della [[Grecia]], dell’[[Etruria]] e del [[Lazio]], che riscossero ampi consensi<ref>A. Baldi, ''op. cit.'', p. 26.</ref>, senza contare il risalto che ebbe l'aver studiato il cranio di [[Dante]], attraverso il quale l'antropologo [[Isola del Liri|isolano]] ricondusse i caratteri somatici del sommo poeta al ''tipus'' [[Toscana|toscano]], confutando l'asserzione di chi lo voleva [[Roma|romano]]<ref>Cfr. G. Nicolucci, ''Il cranio di Dante Alighieri. Lettera all’illustre antropologo sig. F. Purner-Bey di Parigi'', Stamp. del Fibreno, Napoli 1866.</ref>.
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