Domenico di Sora: differenze tra le versioni

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Per tre anni visse qui in una grotta del ''Monte Porca'', un'appendice del ''Monte Rotonaria'', finché non divenne celebre per il suo carisma e per la sua predicazione anche tra i pastori campani e i nobili locali.<ref>Taglienti A., ''op. cit.'', p. 30-31.</ref> Poi, con l'aiuto di alcuni monaci cassinesi, edificò un monastero beneficiando di una donazione del comune di [[Vico nel Lazio|Vico]], attorno al [[987]], dedicato a [[San Bartolomeo]], dove insediò una comunità monastica sotto la direzione di tale Alberto.<ref>«Et genere et uita et docrtina praeclarus». Alberico, ''op. cit.'', 65. Sembra che la comunità monastica ivi insediata fosse composta in parte di monaci esuli da Montecassino, che in disaccordo con l'abate [[Mansone]], come altri confratelli lasciarono l'abbazia benedettina fino al 997, quando dopo l'insediamento del nuovo abate Giovanni III, poterono tornare nella loro sede naturale. Taglienti A., ''op. cit.'', p. 31.</ref> L'area è oggi nota come [[Trisulti]], allora ''Trisaltus'' e il monastero fu poi mutato in [[certosa]]. Iniziò da qui poi una nuova campagna missionaria, incentivata dalla maggiore vincinanza a Roma e dalla maggiore disponibilità di appoggi politici entro i confini dello [[Stato Pontificio]], che ancora non aveva un'identità giuridica uniforme. Ancora una volta il legame con i Crescenzi, allora l'unica forza politica in grado di intervenire incisivamente nel ''Comitatus Campaniae'', permise a Domenico di continuare l'opera monastica: Amato, ''comes Signae'', vicino<ref>''Reg. Farf.'', 4:286 (doc. 891)</ref>, per via del nipote Gregorio, sposo di Maria di Rogasia dei Crescenzi, alla nobile famiglia romana,<ref>Il titolo comitale di Amato, già dal 978, era evidentemente legato a quello della Campania, di cui [[Segni]] forse fu capoluogo, dopo [[Veroli]], fino al 1011, quando un'altro Amato, forse lui stesso, è detto ''Comes Campaniae''; l'ultimo. Machetti Longhi G., ''op. cit.'', p. 89. ''Reg. Farf.'', 4:14-15 (doc. 616).</ref>, richiamò il santo sui [[monti Lepini]], presso la cima del «[[Monte Cacume|Cacume]]»<ref>Oggi nel comune di [[Patrica]].</ref>, dove gli commissionò la costruzione di un monastero dedicato all'Arcangelo Michele. Domenico affidò il luogo sacro a tale Cofredo<ref>Alberico, ''op. cit.'', 116-117.</ref> o Pietro<ref>Taglienti A., ''op. cit.'', p. 32.</ref>.
[[File:La madonna delle cese.JPG|Chiesa della Madonna delle Cese, romitorio mariano presso il Rio Fortuno]]
 
Secondo Alberico il monaco tornò poi in rapporti con i [[conti dei Marsi]], di cui erano parenti i signori di [[Sora]], e qui si spostò per fondare diversi monasteri. La ''Vita prima''<ref>''Bibliographia Hagiographica Latina'' 2241, § 11.</ref> o «''Vita di Giovanni''» ricorda l'episodio della fondazione di un altro romitorio, dedicato alla Vergine Maria, dove dimorò per due anni, ''ad flumen qui Flaternus vocatur''<ref>Presso un fiume chimato Flaterno. Questo fiume è non meglio identificato (Taglienti A., ''ibidem.''), o per alcuni trattasi del [[Sagittario (fiume)|Sagittario]], anticamente ''Fluturnus'' (Howe G., ''Church reform and social change in eleventh-century Italy: Dominic of Sora and His Patrons'', University of Pennsylvania Press, Philadelphia 1997, p. 52) o più probabilmente il torrente che i monaci di Trisulti chiamano Rio Fortuno (Taglienti A., ''op. cit.'', p. 19).</ref>.