Ragazzo etrusco: differenze tra le versioni

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== Trama ==
Anno [[396 a.C.]]: la città di [[Veio]] è posta sotto assedio dall'esercito romano, appostato ormai da circa dieci anni fuori dalle [[Mura (architettura)|cinta murarie]] della città etrusca. Non riuscendo a rompere l'assedio, Roma decide di prendere la città per fame, bloccando ogni via di comunicazione e, quindi, i rifornimenti di viveri, costringendola così alla resa incondizionata. Ma il tempo continuava a passare e Veio sembrava non voler capitolare. Nel tentativo di cercare di scoprirne la ragione, i soldati romani rapiscono, attraverso uno stratagemma, un [[aruspicina|aruspice]] veiente. Da lui vengono a sapere che la città è attraversata da una rete sotterranea di canali per la distribuzione idrica e che quei canali non usati per tale scopo venivano invece sfruttati come passaggi segreti per uscire dalla città e fare rifornimenti. L'aruspice li informa anche che, dall'inizio dell'assedio, i veienti hanno provveduto a chiudere i canali facilmente agibili (proprio per timore che potessero essere utilizzati dai soldati romani) e di lasciare liberi solo quelli semi ostruiti e, quindi, impraticabili. I romani decidono, allora, di liberare uno dei canali dai massi che lo ostruivano, impiegando nell'operazione gran parte degli anni dell'assedio.
 
Una volta sbloccato il passaggio i soldati, guidati dal comandante [[Marco Furio Camillo|Furio Camillo]], risalgono il canale sbucando all'interno del [[tempio]] veiente di [[Uni]] (uscendo dal pozzo sacro dell'edificio). Lì si sta svolgendo una cerimonia rituale di sacrificio alla dea a cui presenziano il ''lauchme'' ([[lucumone]]), gli ''[[zilath]]'', (compreso lo ''zilath maru'' Celio Matumna), assieme a diversi [[aruspicina|aruspici]] e [[augure|àuguri]]. I soldati compiono un vero e proprio massacro, uccidendo chiunque si trovi nel luogo di culto, tranne un ragazzo (risparmiato proprio da Furio Camillo): è Tarconte, il servo di Celio Matumna. Il ragazzo, stordito da quanto successo, si avvicina al ''maru'' appena in tempo per raccoglierne le ultime volontà: quelle di portare in salvo la sua famiglia. Tarconte scappa dal tempio e, una volta giunto alla casa dei Matumna, scopre che la moglie del padrone, Martia, era uscita a cercare il figlio Larth, in quel momento a scuola. Riuniti gli altri figli del ''maru'' (Arnth, Ramtha e Senia) e resoli irriconoscibili, Tarconte fugge assieme a loro e alla serva Vipi (a cui i bambini erano affezionati), con l'idea di raggiungere la scuola e riunire tutti i componenti della famiglia. Giunto a destinazione, però, scopre con rammarico che Martia non c'è. Riesce, invece, a trovare Larth, il quale non appena capito cosa stava succedendo in città, si era nascosto con l'amico Vel in un piccolo magazzino del vasaio Velthur.