Via Nazionale (Roma): differenze tra le versioni

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==Storia==
Dopo il trasferimento da [[Firenze]] a Roma della capitale del [[Regno d'Italia]], il collegamento tra la [[Stazione Termini]] e il centro direzionale dell'epoca ([[Via del Corso (Roma)|via del Corso]]) fu tracciato seguendo il percorso del romano ''Vicus Longus'', lungo la valle di San Vitale, attraverso una zona che era all'epoca pochissimo abitata, e i cui terreni erano stati acquistati dal [[Francesco Saverio De Merode|monsignor de Merode]] proprio nella previsione di questo utilizzo. Le prime strade urbanizzate in questa zona furono Via Torino, Via Firenze, Via Napoli e Via Modena, e per quest'area il nuovo Comune di Roma fece propria, già nel marzo [[1871]], la convenzione edilizia già stipulata tra lo [[Stato pontificio]] e il De Merode. L'urbanizzazione di questa zona fu quindi l'oggetto della prima convenzione urbanistica approvata a Roma dal nuovo Stato sabaudo. La prima parte dell'odierna via Nazionale, urbanizzata dal de Merode, si chiamò ''"Strada Nuova Pia"'' (la ''Strada Pia'' storica era l'attuale via XX Settembre, ricostruita e ampliata da [[Pio IV]] per creare una prospettiva scenografica tra [[Porta Pia]] e la residenza papale del [[Palazzo del Quirinale]]).
 
Fin dalla progettazione iniziale, via Nazionale fu pensata come un'arteria molto ampia, necessaria per creare un collegamento veloce e il più possibile rettilineo tra la stazione centrale della capitale e il [[Tevere]], oltre il quale si prevedeva, già dal [[1873]], l'urbanizzazione intensiva dei ''[[Prati (rione di Roma)|Prati di Castello]]''. Questa intenzione fu messa in pratica nel [[1886]], con la deliberazione di un secondo ampio tracciato tra [[Piazza Venezia]] e il fiume, che divenne il [[Corso Vittorio Emanuele II (Roma)|Corso Vittorio Emanuele II]].