Ippia (tiranno): differenze tra le versioni

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==Biografia==
 
Succeduto al padre [[Pisistrato]] insieme al fratello, quando egli morì nel [[528 a.C.]]-[[527 a.C.]],<ref>Pastorio, p. 55.</ref> Ippia però fu il vero detentore del potere sulla città [[Attica]]. Sotto di lui continuò quel processo di culturizzazione di Atene iniziato sotto Pisistrato. Intervenne a favore dei [[Tessali]] contro i [[Beoti]] ed ebbe simpatie per i [[Persiani]]. Con l'assassinio del fratello [[Ipparco (figlio di Pisistrato)|Ipparco]] nel [[514 a.C.|514]]/[[513 a.C.]], inasprì la sua tirannide, risvegliando l'opposizione dell'aristocrazia.<ref>Pastorio, p. 56.</ref> Quando gli aristocratici ateniesi, capeggiati dalla famiglia degli [[Alcmeonidi]], insieme all'[[esercito]] [[Sparta|spartano]] (nonostante [[Sparta]] fosse amica della famiglia dei [[Pisistratidi]]) guidato da re [[Cleomene]], cacciarono via la [[tirannide]] dopo due tentativi, il primo con la sconfitta degli Spartiati e il secondo con la cacciata dei tiranni ([[511 a.C.|511]]/[[510 a.C.]]).<ref>Pastorio, pp. 56-57.</ref> Ippia si situò nell'[[Ellesponto]], in un suo possedimento, il [[Sigeo]],<ref>Pastorio, p. 57.</ref> dove esercitò il potere in condizione di [[vassallo]] del re di [[Persia]].
 
Nel [[500 a.C.]] visto il crescente potere di [[Atene]] sotto [[Clistene]], Cleomone chiamò a [[Sparta]] Ippia, dicendogli che lo avrebbe rimesso al potere di Atene nuovamente come suo tiranno. Ma l'assemblea federale peloponnesiaca non permetterà di fare una nuova guerra con Atene, vista l'assoluta opposizione di [[Corinto]].<ref>Pastorio, p. 65.</ref> A Ippia non rimase altro che fare di tornare nel Sigeo.