Polittico di Sant'Antonio: differenze tra le versioni

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La scena del ''Miracolo di sant'Antonio'' (36x49 cm) è ambientata in un interno, dove Antonio, accompagnato da un altro eremita, riporta in vita con le sue preghiere un bambino morto, alla presenza della madre in lacrime. L'ambiente chiuso e finito richiama schemi tipici dell'arte italiana già usati ad esempio da [[Beato Angelico]] (per esempio la stanza della ''[[Guarigione del diacono Giustiniano]]''), anche se in questo caso l'uso della luce è più articolato, con un'invisibile apertura che illumina solo metà del dipinto da sinistra verso destra. Notevole è poi la piccola ma curatissima natura morta dell'armadio a muro (come nella futura ''[[Madonna di Senigallia]]''), con due pilastrini con capitelli scolpiti, un orciolo e una bottiglia panciuta di vetro.
 
La scena delle ''Stimmate di san Francesco'' (36x51 cm) è forse la più ineterssante delle tre per l'insolita ambientazione notturna, della quale aveva dato già prova nell'afferscoaffresco aretino del ''[[Sogno di Costantino]]''. Se la composizione è infatti abbastanza convenzionale, di derivazione giottesca, la scena si riscatta nel gioco di luci ed ombre notturne, così raro nell'arte del primo Rinascimento anche in artisti tecnicamente attrezzati.
 
L'ultima scena, con il ''Miracolo di sant'Elisabetta'' (39x49 cm) è ambientata in una via cittadina, dove un pozzo, al centro di una piazzetta tra case, ha perso un pezzo di balaustra facendovi cadere dentro un bambino, che probabilmente abita nella casa di fronte, come suggerirebbe la porta succhiusa. Due personaggi aiutano a contestualizzare la dinamica della scena: una donna che guarda giù nel pozzo e un uomo che accorre, dotato di corda con un rampino legato all'estremità. La madre allora si getta in ginocchio per pregare sant'Elisabetta, la quale appare in alto entro una nuvola, facendo tornare in superficie il bambino sano e salvo, che appare in primo piano inginocchiato a ringraziare la santa.