Monte Tezio: differenze tra le versioni

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Genericamente le neviere erano grotte naturali o artificiali, nelle quali durante l'[[inverno]] veniva introdotta e costipata la [[neve]] che, protetta da un cospicuo strato di [[paglia]], si poteva utilizzare durante l'[[estate]] quando ancora non esistevano i [[frigorifero|frigoriferi]]. Il [[ghiaccio]], tagliato in blocchi con un'[[ascia]], veniva avvolto in sacchi di [[iuta]] e trasportato a valle a dorso di [[mulo]] per essere utilizzato in ospedale o dai ceti più abbienti.
 
Scarsi e vaghi sono i ricordi tramandati riguardo alle neviere di monte Tezio; molto carenti anche le notizie storiche rinvenute fino ad oggi. Una ricognizione presso l'[[Archivio di Stato]] di Perugia ha attestato numerose richieste di appalto da parte di privati, volte ad esercitare la vendita del ghiaccio, fin dall'anno [[1669]]; il Comune di Perugia ne fissava anche le modalità di vendita ed il prezzo. Le ultime notizie certe rintracciate, relative al loro funzionamento, risalgono al [[1864]].
 
L'edificio, seminterrato, è da tempo privo di copertura, presenta una pianta circolare del diametro interno di 12 m ed è definito da una muratura di pietrame dello spessore di 50 cm. Quattro piloni addossati alla parete stessa, sono ubicati alle estremità di due diametri ortogonali; su di essi erano impostati due arconi intersecantisi in chiave, sui quali era adagiata la struttura lignea sostenente un tetto tradizionale costituito da pianelle, tegole e coppi.