Mito dei cacciatori: differenze tra le versioni

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I '''miti dei cacciatori''' nascono in quel periodo della preistoria che si è soliti chiamare età della renna, tra il 200.000 - 10.000 a.C. e, come altri miti, cercano di spiegare la realtà dell'uomo primitivo che, a seconda della sua attività, pone domande diverse alla natura.
 
 
Il cacciatore vuole conoscere le leggi che regolano le migrazioni degli uccelli, l'agricoltore le leggi che determinano il succedersi delle stagioni.
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La leggenda continua narrando che la figlia di Acrisio, [[Danae]], fu sedotta da Zeus e concepì un figlio a cui fu dato nome [[Perseo]]. Quando Acrisio scoprì il nipote Perseo ebbe timore per il suo regno e lo fece rinchiudere in una piccola arca che abbandonò ai flutti del mare. Un pescatore di nome [[Dictis]] raccolse il bimbo e lo allevò come fosse suo figlio. Divenuto adulto Perseo venne a conoscenza della sua origine e decise di riconquistare il trono di Argo. Giunto nella città, dopo aver superato molti ostacoli, trovò che Arcisio era ben disposto nei suoi confronti ed anzi era pronto a consegnargli pacificamente il trono. Si organizzò dunque una grande festa della pace, ma durante la festa, giocando insieme ad altri giovani, Perseo scagliò con grande forza un disco verso il luogo dove si trovava Acrisio. Il disco roteò nell'aria, colpì e uccise il vecchio re. Pentito, Perseo si allontanò da Argo e fondò la città di [[Micene]].
 
Anche in questo racconto si ritrovano gli elementi della leggenda di Romolo e Remo, anche se, apparentemente, non compare la figura del lupo, ma Preto, cacciato da Acrisio, emigra in Licia nella terra dei lupi e la madre di Perseo si chiama Danae e "''daos''" era il nome frigio del lupo.
 
===I figli dei lupi===
 
L'influenza della cultura greca sul pensiero romano fu molto più tarda e pertanto non si può pensare che il primo narratore della vicenda di Romolo e Remo si sia ispirato alla fonte greca.
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Costoro dovevano lottare per vivere, dimorare lontano dagli altri uomini, spesso nascosti nelle selve o sui monti, dovevano, cioè, vivere "''come lupi''" e potevano contare sulla protezione di Zeus e di [[Apollo]], ma di [[Zeus Lucoreio]] e di [[Apollo Liceo]], protettore dei '''lupi'''.
 
Le [[popolazioni italiche]] degli [[Irpini]] e dei[[ Sanniti]] devono essere collocate nella prima categoria indicata da Eliade, perchè erano popolazioni che si muovevano continuamente in cerca di nuove terre e dovevano combattere contro le popolazioni che prima di loro si erano insediate nell' [[Italia centro-meridionale]] e dovevano difendere come''' lupi''' il territorio conquistato.
 
Frequente il caso appartenente alla terza categoria che attribuiva il nome di lupi ai giovani che iniziavano la guerra. Durante questo periodo i giovani dovevano dimostrare di essere degni di diventare guerrieri, superando le prove di coraggio, vivere lontano dalle comunità e agggirarsi da soli o in gruppi nelle selve, finchè non erano giudicati degni di entrare a far parte della classe dei guerriri.
 
Presso gli antichi [[germani]] i guerrieri erano chiamati ''"ulfhednar''", uomini con la pelle di '''lupo'''.
 
A [[Sparta]] il "''couros''", il giovane nobile, votato al mestiere delle armi, doveva condurre per un anno una vita da '''lupo''', si nascondeva sille montagne e doveva evitare ogni contatto umano. Solo chi riusciva a sopravvivere era degno di diventare guerriero.
 
L'origine della leggenda di Romolo e Remo appartiene alla seconda categoria indicata da Eliade, infatti, venivano chiamati fuorilegge i profughi in cerca di un asilo.
 
in questo caso l'essere chiamati '''lupi''' non era un titolo di merito perchè l'attributo non si riferiva alla forza del lupo o al suo coraggio, ma al suo essere bandito da ogni comunità e al doversi aggirare da solo fra i monti, da tutti scacciato e odiato.
 
Romolo e Remo erano in questo caso i ''figli di una lupa'' perchè come i lupi si aggiravano nelle selve, cacciati dagli uomini.
 
In una prima fase della loro religione, i Romani consideravano sacro il bosco, il'' lucos'', la dimora del lupo e a metà febbraio festeggiavano i ''Lupercali'', la festa del Dio [[Faunus]], il Dio delle selve.
 
Il lupo appare evidentemente come il personaggio centrale di un antico scenario mitico e si constata pertanto che il periodo della caccia ha prodotto tra popoli diversi e lontani miti analoghi e che le somiglianze rimangono anche a distanza di millenni, anche quando i lupi-guerrieri, i lupi fuggiaschi e i lupi-giovani iniziati scompaiono dal mondo mitico e al loro posto appaiono i lupi mannari della [[leggenda]] vodu, germanica e dell' [[Europa orientale]].
 
Si profila in questo modo un terzo stadio nella storia mitica del lupo.
 
Il primo stadio è quello dell'essere supremo sotto sembianze animali, il secondo stadio è quello dei lupi fondatori di una vita diversa, il terzo stadio è quella del lupo mannaro e esiste un quarto stadio, quello che ancora stiamo vivendo, che vede il lupo come protagonista di proverbi, di favole, di modi di dire, di paure infantili.
 
 
 
 
 
 
 
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