Agamennone (Eschilo): differenze tra le versioni
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== Trama ==
Il [[prologo]] (vv. 1-39) si apre col monologo della sentinella appostata sul tetto della casa degli Atridi (per ordine della stessa Clitemnestra) che veglia da quasi un anno aspettando il segnale luminoso che annuncerà la caduta di Troia e quindi il ritorno di Agamennone. Si lamenta delle fatiche che sopporta ormai da molto quando avvista il segnale ed esce per avvisare la regina. [[Parodo]] (vv. 40-257): entra il coro, formato dai vecchi di Argo, che si chiede se Agamennone sta davvero tornando e rievoca gli antefatti della spedizione. Viene narrato il prodigio (anche nefasto) delle due aquile (gli Atridi) che uccidono una lepre pregna (Troia), interpretato correttamente da Calcante, come la guerra contro Troia e l’ira di Artemide. C’è poi il cosiddetto “inno a Zeus” (vv. 160-183). Continua la narrazione con la descrizione della flotta achea bloccata in Aulide, del dissidio interno di Agamennone che poi si convince a sacrificare la figlia e dello struggente sacrificio. Primo [[episodio]] (vv. 258-354): Clitemnestra entra in scena, il coro inizia un dialogo con lei e gli chiede se è vero che Troia è caduta o se è solo un sogno della regina. Clitemnestra spiega poi tutto il percorso del segnale luminoso da Troia ad Argo e poi riesce. Primo [[stasimo]] (vv. 355-488): il coro intona un inno a Zeus che è lodato come colui che punisce chi infrange la Giustizia, si parla del ratto di Elena, della punizione che colpirà i Troiani e dei morti della guerra, infine il coro dubita se la voce del ritorno sia vera. Secondo [[episodio]] (vv. 503-680): entra in scena l’araldo che dopo aver invocato la terra patria e gli dèi dà notizia che Troia è caduta e che Agamennone sta tornando. È interrogato dal coro e riporta i disagi della guerra che però è finita con la vittoria achea. C’è poi un breve intervento di Clitemnestra che entra ed esce subito dopo (vv. 587-614): afferma di aver avuto ragione sul segnale e di voler aspettare il marito che in questo tempo ha servito con fedeltà. Il coro chiede poi notizie di Menelao e l’araldo afferma che la flotta al ritorno era stata colpita da una tempesta e che avevano perso le sue tracce, ma non dispera della sua sorte. Secondo [[stasimo]] (vv. 681-781): il coro fa una riflessione sul nome di Elena (come “distruttrice di navi”), la paragona ad un leoncino allevato in una casa e che cresciuto ne causa la rovina (l’arrivo di Elena a Troia) e riflette sulla
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