A Bonaparte liberatore: differenze tra le versioni

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[[Roma]], dice il poeta, ha assistito al rovesciamento dei [[trono|troni]], ha visto insediarsi nuovi [[Nerone|Neroni]] e nuovi [[impero|imperi]] costruiti sulle stragi, sulla [[violenza]] e il [[peccato]] fino a quando [[Dio]] disse "non più!". Ma l'Italia non si è liberata dai livori e dalla [[schiavitù]] e Roma e [[Firenze]] invocano la libertà, mentre le altre [[regione|regioni]] si dilaniano nelle [[lotta|lotte]] interne e [[Torino]] tenta inutilmente di liberarsi dalla [[prigione|prigionia]].
 
Ma la Libertà chiama alle [[arma|armi]] e infonde [[forza]] al suo giovane [[eroe]] che abbatte ogni [[ostacolo]] e così dalla [[Francia]] si diffonde ovunque il nome "Libertà". Mentre l'Italia brucia nella [[guerra]] e la [[Germania]] è pronta a spiccare il suo volo rapace, essa viene vinta e il [[Napoleone Bonaparte|novello guerriero]], incitando e vincendo, occupa il suolo [[alemanno]] e doma la [[Pontefice|pontificia]] Roma portando la Libertà all'Italia che, non più soffocata dalla [[tirannide]], vive serena retta da buone [[legge|leggi]] godendo nuovamente di ricca [[agricoltura]] e di [[commercio]].
 
L'ode termina con un invito alla [[Virtù]], perché non esiste Libertà né amor patrio senza di essa e lo straniero è sempre in agguato.