Madonna del Velo (Bergognone): differenze tra le versioni

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Non si conoscono la provenienza e le circostanze della commissione dlel'opera, che arrivò a Brera nel [[1911]]. In una stanza scura con una tenda, rischiarata da una finestra sullo sfondo oltre la quale si intravede un peotico paesaggio, Maria sta contemplando il figlio che dorme su dei cuscini, mentre solleva un velo trasparente che fa per sollevare dal bambino. Il giaciglio si trova un ripiano in primo piano, dove sono appoggiati anche una mela e un libro, simboli rispettivamente del [[Peccato originale]] e dell'avverarsi delle Sacre Scritture con la venuta di Cristo. Lo stesso velo dopotutto allude al sudario di Cristo e pretanto ala sua Passione e morte con cui verrà redento il peccato di Adamo ed Eva.
 
La tavole è esemplificativa dello sviluppo dello stile dell'artista dopo la fine dei lavori alla [[Certosa di Pavia]], quando adotò figure dai volumi più solidi e con più passaggi chiaroscurali, abbandonando i toni madreperlacei e la tersa luminosità delle prime opere. innegabileInnegabile è l'adesione alle novità introdotte da [[Leonardo da Vinci]], (che fu a Milano dal [[1482]]) soprattutto nel volto della Vergine.
 
Del dipinto si conosce anche un esemplare pressoché identico in collezione privata a Milano, che ha fatto pensare a una produzione seriale o semi-seriale di bottega su cartone dell'artista. Dopotutto la posa della mano destra di Maria è identica a nche ad altre opere, come l'anteriore ''[[Madonna del Certosino]]'', sempre a Brera.