Potenza (Italia): differenze tra le versioni

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=== Dall' Unità d' Italia al Secondo conflitto mondiale ===
La città partecipò attivamente al Risorgimento italiano, ribellandosi alla dominazione borbonica nel 1860. Il protagonista assoluto della ribellione patriottica fu a Potenza [[Emilio Maffei]], che il [[5 giugno]] riunì in città nel [[palazzo Loffredo]] i delegati delle Provincie confinanti, i quali sottoscrissero un "memorandum" a sostegno e difesa della libertà. La repressione fu dura ancora una volta in tutto il regno ed anche a Potenza, come dice il Riviello..."le carceri si riempirono di accusati, mentre la polizia molestava pacifici e sospetti".
Il terribile [[Terremoto del 1857 in Basilicata|terremoto del 1857]], distruggendo ancora una volta gran parte della città, aprì nuove tremende ferite e raffreddò notevolmente le attività e le trame dei patrioti e solo due anni dopo, nel [[1859]] le cospirazioni antiborboniche iniziarono a riallacciarsi in modo concreto, tanto che l'anno successivo, dopo lo [[Spedizione dei Mille|sbarco di Garibaldi]] nel continente, cominciava la dissoluzione delle truppe borboniche, comandate da ufficiali vecchi ed incapaci e già si iniziava ad intravedere in modo tangibile un processo di inevitabile disgregazione del regno del Sud: il [[16 agosto]] [[1860]] la città si sollevava in armi ed il [[18 agosto|18 dello stesso mese]] veniva proclamata l'annessione al [[Regno d' Italia]] sotto lo scettro di [[Vittorio Emanuele II di Savoia]].
Il [[brigantaggio]] meridionale, dilagato nel sud subito dopo [[Unità d'Italia|l'Unità]], alimentato da correnti filoborboniche nella speranza di una restaurazione e sostenuto dalle tradizionali ragioni di scompenso sociale, dalla miseria, dall'ignoranza e dall'incapacità dei nuovi governanti [[piemonte]]si a comprendere i veri problemi delle classi oppresse del meridione, insanguinò molti centri della provincia, ma tenne fuori ancora una volta la città di Potenza dagli avvenimenti più cruenti, anche se la maggior parte delle direttive operative e strategiche della repressione furono coordinate ed attuate proprio nel capoluogo della regione.
 
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Le vicende che nel primo dopoguerra tanto travagliarono non solo le città del [[Nord Italia|Nord]], ma anche molte città del [[Sud Italia|Sud]], anche di regioni limitrofe e che alla fine portarono all'avvento del fascismo al potere, videro la città di Potenza distinta in una moderazione ed in una esemplare accettazione ed assimilazione degli aspetti più esasperati del nuovo clima politico che si affermò in tali anni. Eccessi di violenza, atti di grossolana limitazione della libertà individuale o di disprezzo della personalità umana furono solo episodi isolati durante l'intero periodo della [[Fascismo|dittatura fascista]] a Potenza.
 
L' immane tragedia legata al [[Seconda guerra mondiale|secondo conflitto mondiale]] richiese alla città un tributo di innumerevoli vite umane e provocò lutti, la cui memoria non è ancora spenta in tanti cittadini.
Nel settembre [[1943]] alcuni bombardamenti aerei, non completamente richiesti da esigenze strategiche e cioè dall'intento di tagliare le comunicazioni stradali e ferroviarie che consentivano l'afflusso delle truppe tedesche alle zone dello sbarco alleato, avvenuto il [[9 settembre|9]] sulle spiagge del litorale [[Salerno|salernitano]], costarono alla città molte vittime innocenti tra la popolazione civile e portarono alla distruzione, coi pochi obiettivi militari esistenti, di molte costruzioni civili, private e pubbliche, tra le quali l'ospedale San Carlo e la Cattedrale.