Prodico: differenze tra le versioni

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==La vita==
Prodico nacque nella città di Iulide,<ref sull'isolaname="Cfr. diDK Ceo,<ref84A1">Cfr. DK 84A1.</ref>, sull'isola di Ceo, attorno al [[460 a.C.]] Allievo di [[Protagora]] di [[Abdera]],<ref> name="Cfr. DK 84A1.<"/ref> conobbe la fama a seguito di una ambasceria ad Atene, in cui fu ammirato da importanti cittadini ateniesi, come [[Socrate]] e [[Senofonte]].<ref>Cfr. DK 84A1a.</ref> Pare infatti che in quell'occasione Prodico si distinse per eloquenza e capacità oratoria, nonostante il suo tono basso di voce rendesse difficile al suo pubblico seguirlo.
 
Grazie a questa sua fama, divenne in breve uno dei sofisti più quotati, ed ebbe vari discepoli in tutta la Grecia, tra cui il retore [[Isocrate]],<ref>Cfr. DK 84A7.</ref> il [[Tragedia|tragediografo]] [[Euripide]],<ref>Cfr. DK 84A8.</ref> nonché [[Teramene]] detto Coturno, uomo politico ateniese e membro dei [[Boulé dei Quattrocento|Quattrocento]], che fu condannato a morte all'epoca dei [[Trenta Tiranni]] con l’accusal'accusa di essere un democratico.<ref>Cfr. DK 84A6-7.</ref>
 
Una tradizione tarda vuole che Prodico sia morto per aver bevuto la [[cicuta]], condannato dalla ''[[polis]]'' ateniese con l'accusa di corrompere i giovani. Oggi tale notizia è ritenuta falsa dagli studiosi, anche se, stando a quanto testimoniato nell’nell'''[[Erissia]]'', [[Dialoghi|dialogo]] spurio talvolta attribuito a [[Platone]], almeno in un'occasione Prodico fu realmente accusato di ciò, e per questo fu cacciato da un ginnasio.<ref>Cfr. ''Eryx.'' 398e-399a.</ref>
 
==Il pensiero==
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L'etica ricoprì un ruolo importante nel pensiero di Prodico, tanto da essere apprezzato e citato da Senofonte, Platone e Socrate (che talvolta di si dice addirittura suo allievo). Questa sua attenzione alla sfera della morale e dell'etica mette infatti in crisi il pregiudizio che vede i sofisti come individui spregiudicati e avidi, strenui sostenitori del relativismo etico.
 
A dimostrazione di ciò Senofonte riporta, parafrasandola, la cosiddetta favola di ''Eracle al bivio'',<ref>Cfr. [[Senofonte|Xen.]] ''[[Memorabili|Mem.]]'' II, 1, 21-34; DK 84B2.</ref> probabilmente contenuta nell’operanell'opera più famosa del sofista, intitolata Ὧραι (''Stagioni''). [[Eracle]], divenuto [[adolescenza|adolescente]] e giunto quindi all'età in cui deve scegliere cosa fare della propria vita, se essere virtuosi o votarsi al vizio, incontra ad un bivio due donne, personificazioni della [[Virtù]] (''Areté'') e del [[Vizio]] (''Kakía''). Entrambe tengono un discorso al giovane, in modo da indurlo a scegliere una delle due: il fatto che Eracle scelga la [[Virtù]] è un’immagineun'immagine del passaggio dell’uomodell'uomo dalla sua natura originaria (''physis'') alla virtù «divina» (''nomos''), acquisibile per mezzo dell’dell'[[educazione]].<ref>Cfr. [[Mario Untersteiner|M. Untersteiner]], ''I sofisti'', Milano 1996, p. 326.</ref>
 
===La religione===
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[[Categoria:Oratori greci antichi]]