India - Matri Bhumi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 32:
 
* Durante il trasferimento verso una [[fiera]] cittadina, sopraffatto dalla calura, muore il padrone di una scimmietta ammaestrata. Minacciato dai suoi simili, che avvertono in lei l'odore dell'uomo, l'animale sopravvive con espedienti, prima di trovare un nuovo padrone con cui ritornerà nella grande città, il luogo da cui il film era partito.
 
== Genesi del film ==
 
" Oggi la menzogna, più nel cinema che altrove, circola in maniera straordinaria. Ma la menzogna presuppone la verità. io l'ho compreso arrivando in India. Le maschere vanno bene, sono favorevole, ma sono favorevole nella misura in cui bisogna togliersi le maschere. Per me, l' India fu...come la soluzione di un problema. Uno cerca giorni e giorni senza trovare; poi all'improvviso ecco la soluzione. Ti fora gli occhi. '''India''' è un po' come una parola che avevo sulla punta della lingua da molti anni. Questa parola si chiamò "[[Paisà]]", "[[Europa 51]]" o "[[La Paura]]". Oggi si chiama '''India''' "<ref>[[Jean-Luc Godard]], " Un cinéaste, c'est aussi un missionaire ", " Arts ", 1/4/1959</ref>.
 
A "[[La paura]]" seguono, tra 1l [[1954]] e il [[1957]], tre anni di inattività produttiva di [[Roberto Rossellini]] che trova sempre più difficile trovare dei finanziatori per i suoi film <ref name = Castoro></ref>. In un periodo di intensi contatti con i giovani autori della [[Nouvelle Vague]] <ref>" Ogni volta che arrivava a [[Parigi]], ci incontrava e ci faceva proiettare i nostri film da dilettanti, leggeva le nostre prime sceneggiature ". François Truffaut, " I film della mia vita ", Marsilio, Venezia, 1975</ref>, matura nel [[regista]] il progressivo allontanamento dagli schemi tradizionali del cinema hollywoodiano <ref name = Marsilio></ref> e quella predilezione per un cinema più didascalico che lo avrebbe portato, più avanti nel tempo, alla scelta in favore del [[medium]] televisivo, che gli assicurava un maggior controllo su tutte le fasi realizzative ed una maggiore libertà da forme di controllo economico ed ideologico <ref>Gian Piero Brunetta, " Il cinema italiano contemporaneo. Da " La dolce vita " a " Centochiodi ", Editori Laterza, Bari, 2007</ref>.