Seconda lettera di Clemente: differenze tra le versioni

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{{quote|Fratelli, dobbiamo pensare a Gesù Cristo come a Dio, come al giudice dei vivi e dei morti; e non dobbiamo sottovalutare la nostra salvezza.|Inizio della ''Seconda lettera di Clemente''.}}
La '''''Seconda lettera di Clemente''''' o '''''2 Clemente''''' è un [[apocrifo del Nuovo Testamento]] attribuito [[pseudoepigraficamente]] al vescovo di Roma [[papa Clemente I|Clemente]] ([[88]]-[[97]]), scritto in [[greco]] verso tra il [[130]] e il [[160]]. Al pari della [[Prima lettera di Clemente]], considerata però autentica, è inclusa nella cosiddetta [[letteratura subapostolica]]. Malgrado il nome, non si tratta di una lettera, ma di un sermone sull'«auto-controllo, sul pentimento e sul giudizio».<ref name="grant">Robert Grant, ''The Anchor Bible Dictionary'', v. 1, p. 1061.</ref> L'opera è importante anche in quanto testimonia a favore dell'esistenza di un vangelo altrimenti perduto, che sarebbe stato ottenuto armonizzando il ''[[Vangelo secondo Matteo]]'' e il ''[[Vangelo secondo Luca]]''.<ref>[[Udo Schnelle]], ''The History and Theology of the New Testament Writings'', p. 355.</ref>
 
La ''Seconda lettera di Clemente'' è stata trasmessa assieme alla prima nel ''[[Codex Alexandrinus]]'' (tardo IV secolo) e dal [[Codice di Gerusalemme]] ([[1056]]).<ref name="grant"/>