Prodico: differenze tra le versioni

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==Il pensiero==
Il pensiero di Prodico spazia dall'[[etica]] alla [[filosofia naturale]]. Di notevole interesse è però la sua teoria del [[linguaggio]] e la sua abilità nel distinguere nettamente i significati dei termini, fin nelle minime sfumature (illa suocosiddetta stile venne chiamato '''sinonimica'''): tale attenzione pare fu imitata anche dallo storico [[Tucidide]].<ref>Cfr.DK DK84 84A9A9.</ref>
 
===L'etica: Eracle al bivio===
L'etica ricoprì un ruolo importante nel pensiero di Prodico, tanto da essere apprezzato e citato da Senofonte, Platone e Socrate (che talvolta di si dice addirittura suo allievo). Questa sua attenzione alla sfera della morale e dell'etica mette infatti in crisi il pregiudizio che vede i sofisti come individui spregiudicati e avidi, strenui sostenitori del relativismo etico.
 
A dimostrazione di ciò Senofonte riporta, parafrasandola, la cosiddetta favola di ''Eracle al bivio'',<ref>Cfr. [[Senofonte|Xen.]] ''[[Memorabili|Mem.]]'' II, 1, 21-34; DK 84B284 B2.</ref> probabilmente contenuta nell'opera più famosa del sofista, intitolata Ὧραι (''Stagioni''). [[Eracle]], divenuto [[adolescenza|adolescente]] e giunto quindi all'età in cui deve scegliere cosa fare della propria vita, se essere virtuosi o votarsi al vizio, incontra ad un bivio due donne, personificazioni della [[Virtù]] (''Areté'') e del [[Vizio]] (''Kakía''). Entrambe tengono un discorso al giovane, in modo da indurlo a scegliere una delle due: il fatto che Eracle scelga la [[Virtù]] è un'immagine del passaggio dell'uomo dalla sua natura originaria (''[[physis]]'') alla virtù «divina» (''nomos''), acquisibile per mezzo dell'[[educazione]].<ref>Cfr. [[Mario Untersteiner|M. Untersteiner]], ''I sofisti'', Milano 1996, p. 326.</ref>
 
===La religione===
Di Prodico è inoltre famosa la teoria [[Evemerismo|evemeristica]] degli dèi. Già il suo maestro Protagora era stato accusato di empietà, avendo assunto una posizione [[agnostica]] sugli dèi, sostenendo che di questi ultimi non si può sapere niente, né se esistano né se non esistano.<ref>Cfr.DK DK80 80B4B4.</ref> Prodico invece spiegava la [[religione]] popolare sulla base della divinizzazione prima delle cose utili all'[[uomo]] e poi dei loro scopritori: in questo modo sono stati divinizzati dapprima il [[sole]], la [[luna]], i [[fiume|fiumi]], e in seguito sono nate divinità come [[Demetra]] (il [[pane]]), [[Dioniso]] (il [[vino]]) ed [[Efesto]] (il [[fuoco]] e le sue potenzialità tecniche). In questo modo, a quanto affermano le testimonianze, Prodico ricollegava anche i [[riti misterici]] ai frutti dell'[[agricoltura]].<ref>Cfr.DK DK84 84B5B5. Si veda anche: [[Mario Untersteiner|M. Untersteiner]], ''I sofisti'', cit., pp. 318-319.</ref>
 
===Il linguaggio===
Tuttavia, la fama di Prodico è dovuta soprattutto alla sua dottrina della [[sinonimica]] o dell'esatto significato dei nomi: tale dottrina consiste essenzialmente nell'analisi semantica dei termini sinonimi e nella determinazione del loro significato preciso e univoco – da qui l'inesattezza della notizia antica, accettata anche da molti moderni, di Prodico maestro di Socrate: ciò che a Socrate, infatti, interessa non è tanto il significato dei termini, quanto ciò che ciascuno vuole significare, quando usa un determinato termine.<ref>In ''[[Protagora (dialogo)|Prot.Protagora]]'' 341a e ''[[Menone (dialogo)|Men.Menone]]'' 96d Socrate afferma di essere stato allievo di Prodico. Nel ''[[Teeteto]]'', al contrario, lo stesso filosofo dice addirittura di aver consigliato ad alcuni suoi scolari, giudicati incapaci, di rivolgersi agli insegnamenti di Prodico (''Theaet.Teeteto'' 151b). Sul rapporto Socrate-Prodico: M. Untersteiner, ''I sofisti'', cit., p. 323.</ref>
 
Sotto questa luce Prodico può essere considerato piuttosto come il predecessore della moderna [[filosofia analitica]] del linguaggio.