Adolfo Hohenstein: differenze tra le versioni

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Esponente del [[Liberty]]. Assieme a [[Leonetto Cappiello]], [[Giovanni MarioMaria Mataloni]], [[Leopoldo Metlicovitz]] e [[Marcello Dudovich]], è stato uno dei più importanti cartellonisti pubblicitari italiani.
 
==Cenni biografici==
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Si stabilisce a [[Milano]] intorno al [[1880]], lavorando come scenografo e come costumista per [[Teatro alla Scala|La Scala]] e per altri teatri. Incontra l'editore musicale [[Giulio Ricordi]] e nel [[1889]] inizia a lavorare per le Officine Grafiche Ricordi, di cui diviene in breve tempo direttore artistico curandone sia la parte grafica (suoi i manifesti per ''[[La bohème]]'', ''[[Tosca (opera)|Tosca]]'', per la pubblicità della [[Campari]], della [[Buitoni]] e del [[Corriere della Sera]], insieme a innumerevoli cartoline, copertine di spartiti e libretti), sia la parte teatrale (scene e costumi per opere, tra cui ''[[Falstaff (Verdi)|Falstaff]]'' di [[Giuseppe Verdi|Verdi]] (1893) e gran parte delle opere di [[Giacomo Puccini|Puccini]], dai bozzetti di ''[[Le Villi]]'' al manifesto di ''[[Madama Butterfly]]'' (1904).<br>
Alla Ricordi ha come collega [[Giovanni MarioMaria Mataloni]] e come allievi [[Leopoldo Metlicovitz]] e [[Marcello Dudovich]].
 
Nei primi anni del [[Novecento]], dopo aver sposato la vedova Edwig Plaskuda, compie spostamenti sempre più frequenti tra l'Italia e la [[Germania]] fino al [[1906]], anno in cui, dopo aver vinto il concorso per il simbolo grafico e la cartolina bandito nell'ambito dell’Esposizione per il Traforo del Sempione, lascia definitivamente Milano per [[Düsseldorf]], per poi trasferirsi a [[Bonn]] nel 1918. Gli anni tedeschi lo vedono impegnato in particolare come pittore in molte esposizioni e nella decorazione di numerosi edifici, fra cui uno dei primi in cemento armato costruito in Renania ([[1911]]).